Rassegna storica del Risorgimento
SANTELLI FRANCESCO MARIA NICOLAO
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1970
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590 Alfonso Morselli
non Bolo per il fallimento del loro scopo principale. Difatti non risulta che d'allora in poi egli s'allontanasse più da quell'indirizzo di sentimenti e d'azioni che gli aveva meritato per una lunga serie d'anni una bella fama d'uomo di cuore, sempre pronto a prestarsi in tutti modi per la causa della libertà italiana. Il Michel raccoglie nel suo citato volume, per gli anni che seguirono al 1849 o, meglio, per alcuni di essi varie manifestazioni dell'attività liberale del Santelli e ce ne fa conoscere di molto significative. Tale è per citarne una quella che riguarda i suoi sforzi, nel 1851, per persuadere il Ricciardi con parole sagge e commosse perché non rompesse la disciplina mazziniana;1) né meno significativi sono se si vuole un altro esempio i preziosi aiuti, d'ospitalità e altro, dati al Guerrazzi dal 1853 in poi in Corsica, e quindi i rapporti epistolari e pratici, continuati dopo la fuga di lui in Liguria. -' E altre citazioni si potrebbero fare; ma sarà meglio non allontanarci troppo dal biennio 1848*49 a cui è principalmente rivolta questa ricerca.
À una cosa sola, se mai, accenneremo ancora, poiché si tratta d'un elemento spesso legato alle vicende e alla stessa personalità del nostro bastiese ed è possibile aggiungere qualche precisazione in materia. Vogliamo, cioè, far notare che anche dopo il 1849 e sino agli ultimi suoi anni, il Santelli conservò un vivo desiderio di riavere quell'incarico diplomatico di cui aveva fatto una breve, non fortunata, ma appassionante esperienza. Era una meta sempre attraente per il bravo uomo di commercio essere console: essere, nella piccola Bastia, il rappresentante d'un intero Stato! Ancora a 78 anni si sfogava, seri* vendo a Nicola Fabrizi, a proposito del locale console d'Italia, da lui giudicato incapace ed indegno: alla fine, si offriva esplicitamente per la sostituzione, citava eventuali suoi appoggi e si diceva pronto a presentare tutti i documenti che fossero richiesti.3)
Probabilmente non fu mai estranea a quel suo stato d'animo non solo la lusinga del prestigio personale, ma anche l'attrattiva di quei 30 mila franchi e più che l'impiego procurava, con la conseguenza di decoro e di agio maggiore per tutta la famiglia, a lui carissima; però, se si giudica l'uomo dalle azioni concrete e definitive, si vedrà bene che il Santelli era pure animato da un'idea disinteressata; quella di servirsi dell'autorità per giovar meglio alle finalità patriottiche e umane che gli stavano a cuore.
Ma le aspirazioni senili erano ormai troppo tardive e destinate a finire miseramente. Il Fabrizi, ad esempio, alle ambiziose proposte dell'amico non rispose nemmeno. E nulla ottenne il vecchio patrioti, né allora né poi: persino quando un gruppo di esuli italiani, rimasti in Corsica, si rivolse in forma solenne al re della nuova Italia, chiedendo per lui il premio d'una nomina con-
t) Cfr. E. MICHEL, Esuli italiani in Corsica ni., pp. 292-293.
?) Aggiungiamo qui un merito del Santelli di natura particolare: l'aiolo, cioè, dato da lui ni Gucrrazzzi per la preparazione del Pasquale Paoli e l'altri racconti còrsi. L'illustre amico gli aveva scritto da Cornigliono il 7 dicembre 1855: Non essendomi uscito li mente la Corni e volendo pare mostrarmele grato, sempre più mi confermo nell'Idea di scriverne qualche rosa. Lo pregava quindi di raccogliere libri d'argomento còrso, che gli sarebbero stati utili allo scopo, farne una cassa e spedirglieli. E il Santelli Io servi col migliore impegno; gli mandò molti libri e anche un autografo del Paoli, meritandosi naturalmente i ringraziamenti dello scrittore. Vedi F. D. GtiRHiiAzzi, Lettor* eh., voi. Il, un. 408, 322, 331.
3) E. MICHEL, tjettera di F. M. Nicolao Santelli a Nicola Fabrizi cit., doc. n. 5.