Rassegna storica del Risorgimento
GUERRAZZI FRANCESCO DOMENICO
anno
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1970
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pagina
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593
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F. D. Guerrazzi nel 1849
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Mario. Ad esso fece seguito una lettera incendiaria dello stesso Guerrazzi al direttore del giornale II Tempo (n. 109 del 20 gennaio 1871) con alcune sue osservazioni sullo studio del Mario. Qui, osserviamo noi, indubbiamente c'è un errore di date: il 20 gennaio 1871 il Guerrazzi non poteva esaminare ciò che il Mario avrebbe scritto solo... il 31 marzo successivo. Tanto l'uno che l'altro prosegue la Viviani si scagliano anche contro il Ricasoli; nella lettera del Guerrazzi, fra l'altro, si legge: Del miserabile tradimento di cui egli fu vittima (cioè del suo arresto del '49) egli (cioè il Ricasoli) si scolpò alla meglio, non essersi trovato fra quelli che promisero (fra questi il Cambray Digny), bensì udito della promessa aveva dichiarato che si doveva osservare; altri si oppose e fece prevalere il contrario partito : egli lavarsene le mani. Se ciò basti a purgarlo, albi giudichi, non io; sembra però che ad uomo retto davvero doveva riuscire abominevole la compagnia di fedifraghi ed iniqui . ')
Anche il Corsi, nella difesa del Guerrazzi dinanzi alla Corte Regia (di cui eccepì la carenza di giurisdizione), sostenne ch'egli era stato ritenuto in Palazzo Vecchio per trattare della sua gita a Livorno e che la Commissione Governativa non aveva poi mantenuto la promessa di munirlo di passaporto e mandarlo al l'estero.
Orbene, obiettivamente noi riteniamo che a carico della Commissione Governativa non si possa parlare né di tradimento, né di slealtà. E valga il vero.
Avvenuto il colpo di Stato, il Guerrazzi era rimasto in Palazzo Vecchio; il che a nostro avviso esclude a priori l'ipotesi di qualsiasi tradimento o slealtà. Tale ipotesi sarebbe ben consentita se il Municipio o la Commissione Governativa ce lo avessero attirato con la promessa di farlo fuggire, fornirgli anche i mezzi materiali e poi, invece, ce Io avessero rinchiuso a chiave, ben guardato, e poi trasferito di carcere in carcere. Ma non è certo questo, come dicevamo, il caso del Guerrazzi: non solo egli era rimasto li, nel palazzo del Governo, ma ci rimase a dispetto degli insorti, i quali appunto (a cominciare dal Ricasoli, come vedremo), gli fecero il carico non solo di non essersi squagliato a tempo, come si erano squagliati tutti i suoi ex-collaboratori, ma anzi, di non aver ottemperato all'ordine di andarsene. Ci trovammo tutti d'accordo disse il Ricasoli al processo di non partirsi dalla residenza commutativa se prima non si fosse spedito avviso ai membri del Governo cessato di ritirarsi da Palazzo Vecchio, perché ella andava ad installatisi e non vi voleva trovare nessuno >. 2> Ci andarono infatti Cambray Digny, Brocchi e Martelli e l'accoglienza che ebbero non fu davvero, in principio, onesta e lieta . Non si sa se come dice il Passerini8) fu il Guerrazzi che vi aveva convocato i Deputati della Costituente, che (questo è certo) si riunirono e, quantunque non fossero in numero legale, fortunatamente deliberarono in senso negativo sulla proposta o dello stesso Guerrazzi o del Pigli e di altri due Deputati di mettere in istato di accusa il Municipio e di arrestare Li Commissione aggiunta; Ferdinando Martini, invece, in nota al Diario sulla base degli appunti presi dal Cambray Digny,
1) E. VIVIANI DELLA ROBBIA, Hlcaaoli, Torino, U.T.E.T., 1969, pp. 417418. Il corsivo è nostro.
2) Carteggi du p. 353.
8) P. MARTINI, // quarantotto in Toscana. Diario inedito del Conte Luigi Passerini de Ri Ili, Firenze, Beni pò rad, 1918.