Rassegna storica del Risorgimento

GUERRAZZI FRANCESCO DOMENICO
anno <1970>   pagina <597>
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F. D. Guerrazzi nel 1849
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intorno al Palazzo un tumulto di plebe ed uno schiamazzo di gridi: " Morte! Morte al Guerrazzi! " Chi poi codesti gridi incitasse, non dirò; dirò soltanto della contesa inlame che dalla ringhiera che guarda via della Ninna udimmo più tardi, nella notte agitarsi li sotto al lampione. I gridatori non trovavan modo di spartirsi la moneta ricevuta per l'egregia opera di maledire e di im­precar morte a cui non conoscevano [?] e non gli aveva offesi mai... Di li a breve fu inteso un rumore di gente che prorompe; e poi spalancata la porta del mio quartiere* tra una mano di Guardie Nazionali comparvero alcuni del po­polo; ed il gen. Zannetti venuto per me mi pregava a mostrarmi ed io andai, e con accento commosso volgendomi ai popolani, dissi: " Che volete da me? In che vi ho offeso? Qua! peccato voi mi rimproverate? ". Essi tacquero; non una parola, non un grido profferirono: io sarei stato curioso davvero di sapere quale colpa il popolo fiorentino mi apponesse . ]> Si era dimenticato, il Guer­razzi, di ciò che era successo il giorno prima e dì cni proprio lui il popolo riteneva, se non l'unico, certo il maggiore responsabile? Dal canto suo il Passerini spiega il silenzio della Commissione sia perché dopo quelle prime parole del Guerrazzi subito fu chiusa la porta ed il preparato discorso rimase inutile sia perché la sgradita visita altro scopo non aveva che quello di accertarsi ch'egli fosse realmente ancora rinchiuso in Palazzo - a) Anziché acquietarsi, i tumulti fiorentini si accrebbero. Sotto la data del 13 aprile, il Passerini annota : Si voleva che fosse consegnato il Guerrazzi per metterlo a pezzi. Moltissimi erano accorsi dal contado, quale armato di falce, quale di vanga, quale di forca, tutti, però, con Parma di Leopoldo II al cappello.8) Tale situazione conferma il Guerrazzi scrivendo: Temendo che la plebe rompesse le porte, alcuni [quelli che si trovavano rinchiusi con lui] tentarono a questo estremo caso un riparo . Quale, egli non dice e prosegue : E poiché lasciamo da parte il volere sembrava che i nuovi governanti non avessero il potere di opporsi alla plebe, che ad ogni ora ci dicevano in procinto di sbarattare la Guardia Nazionale E FRACASSATE LE IMPOSTE IRROMPERE DENTRO A FAR CARNE, pa­recchi dei rinchiusi meco procuravano spiare Un luogo di salute, là dove questo estremo accadesse... Dopo parecchie ore di tediosa aspettazione, standoci la mia famiglia ed io in procinto di partire, ecco una guardia nazionale, dopo l'ora fissata alla partenza, portarmi un biglietto del gen. Zannetti, il quale diceva: Alcuni non voler lasciar libero il passo; opinare la Commissione di trasferirmi pel corridore dei Pitti in Belvedere, donde rimossi i veliti (a lui oslilissimi) avrebbe messo la guardia nazionale; però questo accadrebbe nella prossima mat­tina; non dubitarsi di niente, stessi tranquillo; andassi a prender pur qualche ora di riposo... . Frattanto, continua il Guerrazzi, nuove adunate di plebe accedono in piazza, e me inique voci, ma più languide assai della sera, maledi­cono e chiamano fuori ed io sarei andato fuori a domandar ragione dei vituperi, e se avessi potuto parlare avrei condotto di quella gente, almeno l'onesta, a ver­gognarsi. Ne dubitiamo fortemente, specie tenendo presente ciò che egli con* titano a narrare: Verso le 11 In vista una frotta di villani armati di falci, vanghe ed attrezzi rurali precedere le guardie Nazionali che piegavano verso il Palazzo; i villani allagano i cortili e levano su urli di inferno che per le angustie del luogo forte commovendo l'aria ebbero virtù di scuotere i vetri così che para­
li Apologia ci!., p. 749.
2) F. MARTOTI, op. cfc* p. 388.
s) Ibidem, p. 390.