Rassegna storica del Risorgimento

GUERRAZZI FRANCESCO DOMENICO
anno <1970>   pagina <599>
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F. D. Guerrazzi nel 1849
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sorta di angherie, di vessazioni, di ingiurie, di minacce di morte. Ammettia­molo: ma è certo che non gli fu torto un capello, il che significa che fa vera­mente ed efficacemente tutelato nella sua integrità fisica. Se questi veliti avevan sete del sangue del dittator crollato, se questa sete non poterono, d'altro canto, levarsi, ciò significa che i nuovi governanti vollero, in realtà, tutelarlo della vita. Sarebbe stato così facile, ad essi, sbarazzarsi di lui, servendosi come strumento di quei militi. E se: vogliamo esser sereni non troppi esempi in­vero ci offre la storia di un colpo di Stato in cui il caduto rimane in mano dei vincitori e salva la pelle; e) Quanto poi, infine, all'accusa mossa dallo Zan-netti alla Commissione di non aver mantenuto la promessa di ripristinare il governo costituzionale, in verità non riusciamo davvero a comprenderla. Questa accusa egli formulava un giorno dopo (!) che la Commissione stessa aveva as­sunto il potere in nome del Principe.
Ragionando e documentando con animo di sereni ricercatori della verità = sine ira ac studio a questo punto riteniamo di poter sicuramente affer­mare:
1) Che il Guerrazzi a sua stessa ripetuta confessione - ben avrebbe potuto andarsene da Palazzo Vecchio, come se ne andarono tutti coloro che avevano collaborato con lui durante il governo provvisorio: anzi, come più. volte si è messo in risalto, doveva andarsene e non se ne andò. E qui ci sia con­cesso di aprire una parentesi. Riesce veramente incomprensibile come e perché egli tenesse tanto ad esser mandato ambasciatore o, meglio, prefetto di pò lizia. del nuovo Governo della sua città natale con pieni poteri, cioè con l'auto­rità dì far arrestare ed allontanare gente straniera e turbolenta da cui Livorno era ingombra. -1) Si illudeva sul serio di aver ancora sul popolo livornese, e spe­cie sugli estremisti che già erano rimasti delusi per non aver egli voluto sanzionare la Repubblica e l'unione con Roma, proclamate in piazza dal popolo fiorentino, un ascendente tale da fargli accettare la Restaurazione? Giustissimo ciò che scrisse Dino Provenza!: La durezza con cui egli cercava di reprimere moti incomposti deluse molti di coloro che confondevano la libertà con la li­cenza: di li la strofetta che molti a Livorno canticchiavano: L'infame Guer­razzi / facendo fagotto / diceva: M'irif otto / del Popolo-Re . -* Avrebbe fatto la fine del maggiore Frisiani, barbaramente trucidato da una folla imbe­stialita alle porte di Livorno il 21 aprile 1849, mentre rientrava nella città da coi si era assentato qualche giorno prima; e perciò sospetto di spionaggio e di tradimento.8) Del resto, pochi giorni dopo si vide ciò che successe al gonfa­loniere Fabbri per aver prospettato la dura necessità di esser concordi ad un atto di. adesione alla monarchia costituzionale, acclamando il ritorno di Leo­poldo IT per salvar la Toscana dal dolore dell'invasione straniera : dovette dimetterai, rischiò la pèlle e per salvarla dovè poi fuggire.
2) Altrettanto certo è sempre a nostro fermissimo avviso che il ano trasferimento al Belvedere fu proprio disposto per metterlo più al sicuro
3) Apologia cit.t p. 733.
2i) F. J). Guerrazzi e Livorno* in Rivista di Livorno, 1957, p. 20. a) PIETRO MAUTIW, Diario livornese, a curo di DOMENICO NOVACCO, Livorno, 1961, p. 129.