Rassegna storica del Risorgimento

BEAUHARNAIS CARTE; BIBLIOTECA DELL'UNIVERSITA' DI PRINCETON CAR
anno <1970>   pagina <621>
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Libri e periodici 621
povera, miserabile e infelice (p. 47)* erano in effetti una conseguenza e non tanto ma causa della situazione sociale della Sicilia, dove le richieste di braccia, in man­canza di ana struttura economicu relativamente progredita quale quella della Lom­bardia, del Piemonte o della Toscana, orano molto più pressanti di quanto non fos­sero le richieste di cervelli. Inoltre la questione della tranquillità delle masse, che un'appropriata educazione avrebbe potuto alla lunga ridestare, investiva più diretta-mente le grandi baronìe terriere locali che non il governo centrale, ormai rassegnato dal 1816 ad avere nella Sicilia un focolaio continuo di ribellione ad un fattore di corrosione all'interno: come il Grimi stesso afferma, la deficitaria condizione dell'in-segnamento in Sicilia non migliorò neanche nei periodi, più o meno brevi, in cui risola potette godere della massima autonomia politica ed amministrativa da Napoli, cosi nel 1812 quando i piani presentati restarono sterilmente sulla carta, cosi nel 1848 dal 1816 ad avere nella Sicilia un focolaio continuo di ribellione ed un fattore di ogni cittadino ad un'istruzione gratuita rimasero purtroppo solo dei principi che non ebbero sviluppo alcuno (e noi non troveremmo motivo di consolazione nell'eguale sorte toccata a Napoli al progetto elaborato dal De Sanctis). É chiaro che non si tratta di assolvere la monarchia borbonica da colpe che sicuramente essa ebbe, ma si tratta piuttosto di accertare, nell'analisi dei vari fattori che determinarono quella data situa­zione, qnale di questi fattori abbia prevalso sugli altri e li abbia più seriamente con­dizionati, posto che per una maggiore comprensione storica è fondamentale una gra­duatoria delle cause efficienti.
Se non tenessimo presenti queste considerazioni, non potremmo capire, consul­tando lo specchietto che l'Autore pone a p. 155 ( Statistica dei comnni siciliani for­niti di scuole primarie maschili pubbliche negli ultimi anni di dominio borbonico e stipendi dei maestri ), come mai, nonostante la presenza di 325 scuole primarie sui 353 comuni di rotta l'isola, all'indomani dell'unificazione l'indice dell'analfabetismo in Sicilia fosse, se non ricordiamo male, il più alto tra tutte le regioni d'Italia dopo quelli della Lucania e della Calabria. Ma, evidentemente, se impiantare una scuola in un comune siciliano era problematico, far si che essa venisse puntualmente fre­quentata doveva essere ancora più complicato (mancano nel presente studio eventuali dati al riguardo); e questo nonostante il commendevole sforzo dei comuni che da entrate non certo eccessive dovevano defalcare somme spesso considerevoli per il corpo insegnante.
A parte qneste osservazioni, che riteniamo complementari pia che antitetiche alle conclusioni cui perviene il Crimi e certamente insufficienti a dare completa rispo­sta agli interrogativi suscitati, pensiamo pienamente riuscito il tentativo di dimostrare l'esistenza di un consistente filone di pensiero pedagogico siciliano capace di dare apporti, sovente originali e sempre meditati, alla pedagogia risorgimentale: frutto di una indagine circostanziata negli archivi dì molti comuni della Sicilia, il saggio è anche nna bella prova dell'amore dell'Autore per la sua terra.
GIUSEPPE MONSACRATI
MASSIMO GMI-LANOI, Francesco Crisi (La vita sociale della nuova Italia, 13); Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1960, in 8, pp. 557. L. 6.500.
II presente volume lascia, oltre che perplessi, amareggiati. Fra i numerosi e incomprensibili vuoti, che continuano a caratterizzare, nel campo biografico (malgrado provvide iniziative, come appunto questa collana doll'U.T.E.T.). i nostri studi storici quello rappresentato dall'assenza di una moderna, valida ed esauriente monografia su Grippi era senza dubbio uno dei più vistosi e singolari. Non si può purtroppo dire che la lacuna sia stata ora colmata, se non in maniera del tutto formale. Il volume di Crii.