Rassegna storica del Risorgimento

BEAUHARNAIS CARTE; BIBLIOTECA DELL'UNIVERSITA' DI PRINCETON CAR
anno <1970>   pagina <622>
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Libri e periodici
laudi, infatti, non apporta nulla di nuovo, salvo alcuni non proprio essenziali dettagli, alla conoscenza di Crispi, e ancor meno contribuisce a lumeggiare anche solo qualche singolo aspetto di quella vita sociale della nuova Italia , alla cui insegna è nata, ed ha dato alcuni notevoli frutti, la collana alla quale è destinato. La figura del cospi­ratore e dello statista siciliano ne esce banalizzata e appiattita, mentre il contesto storico nel quale egli operò risulta sfuocato o addirittura assente. L'occasione è stata mancata e per una biografia di Crìspi, che non sia solo di maniera, bisognerà atten­dere ancora.
La disinvoltura con cui Grillandi procedo nella sua narrazione, disinteressandosi completamente delle condizioni politiche, sociali, economiche, culturali della Sicilia e dell'Italia del tempo e scivolando via con vera o finta distrazione che sia sui momenti nodali della carriera polìtica di Crispi, sui grandi problemi che nel corso di essa quest'ultimo si trovò a mano a mano di fronte, è davvero sorprendente. Gril­landi, tanto per cominciare, prende per oro colato l'intero movimento autonomistico o separali.-lieo - - siciliano prequarantottesco, senza neppure soffermarsi di sfuggita sugli aspetti profondamente retrivi che lo venavano, ovvero accennare al carattere obiettivamente positivo, di progresso in alcuni campi almeno, che la politica borbo­nica nell'isola ebbe tra il 1815 ed il 1848, proprio in conseguenza delle sue tendenze centralizzatrici e di quell'embrionale processo di dissolvimento di consuetudini ed istituzioni, arcaiche quanto paralizzanti sul piano economico-sociale, che malgrado tutto esse misero in moto. Non desta meraviglia, del resto, che non si trovi particolar­mente a suo agio, nel trattare argomenti del genere, chi dimostra, fra l'altro, di igno­rare la fondamentale opera dì Rosario Romeo su // Risorgimento in Sicilia, opera in cui. Oltre tutto, il nome di Crispi, come inevitabile, ricorre ripetutamente. Di un momento culminante della vita e dell'attività politica di Crispi, come quello della sua partecipazione alla spedizione di Garibaldi in Sicilia e a Napoli, e in veste di prota­gonista per lo meno nell'isola, Grillandi ha ben poco da dire, e questo poco non certo particolarmente originale. Il nutrito dibattito storiografico svoltosi in questo secondo dopoguerra sugli eventi del 1860, sul contrasto fra Cavour e Garibaldi, sull'annes­sione del Mezzogiorno, non ha lasciato traccia in questa biografia di Crispi, il cui autore sembra ignorare del tutto, per limitarsi a due esempi soltanto, sia il Cavour e Garibaldi nel 1860 di Mack Smith, sia L'ultima battaglia politica di Cavour di Passerin d'Entrèves.
Ma particolarmente grave, e ingiustificabile, è la frettolosa superficialità dimo­strata dal Grillandi nel trattare dell'opera di governo di Crispi e dei grandi problemi della vita nazionale che tale opera sottendevano. A leggere questa biografia, si direbbe che la svolta protezionistica del 1887 non sia stata che un insignificante episodio di legislazione doganale, da ricordare tutt'al più nel contesto dei difficili rapporti di quegli anni con la Francia. Le riforme legislative e amministrative del 1889-90, che pure ebbero una qualche importanza immediata e una non effimera influenza a piò lunga ecadenza, sono in pratica passale sotto silenzio. Le origini, le ragioni e la natura dell'atteggi amento di Crispi nei confronti del problema coloniale sono considerate questioni non meritevoli di qualsiasi approfondimento. Persino lo crisi bancaria del 1892-93, con i relativi scandali che tanto peso ebhoro sulla vita di Crispi, viene trat­teggi atn da Grillandi come un mero episodio di colore. In genere, è tutto il rapporto fra politica ed economia, fra legislazione ed amministrazione, fra parlamento e gruppi di pressione, che sfugge del tutto a questo biografo di uno dei nostri nomini di Stato, clie meglio sì prestano come base di studio di un tale tipo di interconnessioni. Ma anche per quanto riguarda pia da vicino i metodi e gli obicttivi di governo di Crispi e le basi del suo potere, Grillandi è assai poco illuminarne. A proposilo della caduta dello statista siciliano nel 1891, egli scrive: In sostanza, in questa occasione come in altre, Crispi paga il peccato di non avere dietro di sé un partito che lo