Rassegna storica del Risorgimento

BEAUHARNAIS CARTE; BIBLIOTECA DELL'UNIVERSITA' DI PRINCETON CAR
anno <1970>   pagina <624>
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Libri e periodici
quale, nella nota bibliografica, si è vièto trasformato in un non meglio identificato F. Foresi. Quel che è più grave, è l'assoluta mancanza di serietà e di conoscenze che ha evidentemente presieduto alla stesura della nota bibliografica, e rivelantesi sia nelle citazioni, sia nelle omissioni. I motivi che hanno indotto Grillandi a inclu­dere nella sua bibliografìa la Storia d'Europa nel secolo XIX e la Storia come pen­siero e come azione, di Benedetto Croce, sono davvero oscuri; non solo perché il nome di Crispi non vi compare mai (come del tutto ovvio), ma anche perché nulla può lasciar supporre che l'autore di questa biografìa si sia macerato sai testi crociani per attingerne scaltrezza metodologica e più ampie cognizioni storiografiche in genere. Forse maggiore utilità Grillandi avrebbe ricavato, tanto per fare un esempio, dalle Interpretazioni del Risorgimento di Maturi, che non figurano nella sua bibliografìa; la quale invece si fregia di un'opera veramente fondamentale come II Risorgimento nazionale di A. Zanoli. Grillandi, che non ha certo dato mostra, nel corso dell'intero volume, di preoccuparsi molto del contesto culturale Crispino, cita volonterosamente H pensiero politico italiano dal 1700 al 1870 di Salvatorelli, dove Crispi non è men­zionato neppure una volta, ma omette l'importante volarne di Berti, / democratici e l'iniziativa meridionale nel Risorgimento, dal quale avrebbe potato trarre qualche lume per quanto concerne la formazione politica e culturale del suo biografato. Indub­biamente, un'opera come quella di C. Rossetti, Stile fascista di Francesco Crispi è indispensabile per una moderna biografìa di Crispi, condotta con austero rigore scien­tìfico: ma allora, perché omettere gli scritti di Nello Quilici, gerarca sì, ma tutto sommato discreto saggista, autore di un grosso stadio sulla Banca romana? Per quale motivo Grillandi abbia ritenuto opportuno segnalare nella sua bibliografìa il peraltro ottimo volumetto di Nino Valeri, Da Giolitti a Mussolini, resterà per sempre un mistero; in cambio, egli ha tranquillamente trascurato sia una monografia che avrebbe potuto essergli utile assai, quale La dittatura garibaldina nel Mezzogiorno e in Si­cilia di Francesco Brancate, sia ancora i due volami La Sicilia e Vanità d'Italia, con tenenti gli atti del Congresso Internazionale di Studi Storici sul Risorgimento Ita­liano, tenutosi a Palermo nel 1961, nei quali un biografo di Crispi avrebbe dovuto trovare di che attingere con una certa abbondanza. Come già si è accennato, il Risor­gimento in Sicilia di Romeo non è stato considerato degno di attenzione da Gril­landi; il quale invece si è premurato di citare in bibliografìa, del medesimo autore, Risorgimento e capitalismo. Purtroppo, alla citazione non ha fatto riscontro un visi­bile interesse per i problemi dello sviluppo industriale italiano nella seconda metà dell'Ottocento, così acutamente indagati dallo tesso Romeo in quella sua opera, come pure nella sua Breve storia della grande industria in Italia. Piuttosto inspiegabile, a questo punto, appare l'omissione di ano studio discutibile quanto si vuole, ma dal quale non si può prescindere, sia pure per combatterne il metodo e le conclusioni, qualora ti voglia valutare il ruolo di Crispi nella svolta protezionistica del 1887: Capitalismo e mercato nazionale in Italia, di Emilio Sereni, in cui ai trovano delie pagine di un estremo Interesse dedicate alla politica economica dell'uomo politico di Rinera ed ai suoi rapporti con alcuni dei più influenti grappi di potere economico di quel tempo. Giustissimo citare, nella bibliografìa, lo stadio dedicato da Renato Mori a La lotta sociale in Limi giano: ma allora, perché omettere la monografia ben più importante, per quanto riguarda la politica sociale e ri spina, di Salvatore Francesco Romano, sulla Storia dei Fasci siciliani? Già si è detto che nna delle principali lacune di questa biografìa è l'assenza di ogni tentativo, di ricostruire le origini, le ragioni e la natura della politica coloniale di Crispi, Evidentemente, l'argomento non interessava soverchiamente l'autore, tonto che questi ha creduto di poter tranquilla' mente ignorare un libro essenziale come La prima guerra d'Africa, di Roberto Bat­taglia, salvo poi a citare un vecchio lavoro pubblicato nel lontano 1935, quale La giornata di Adua ài R. Mazzucconi. Ma qui non si tratta occorre appena rilevarlo -