Rassegna storica del Risorgimento

BEAUHARNAIS CARTE; BIBLIOTECA DELL'UNIVERSITA' DI PRINCETON CAR
anno <1970>   pagina <674>
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Vita dell'Istituto
ni a n za dèi sentimenti di affettuosa gratitudine per la lunga, autorevole a Uh ita di studioso e di storico delle vicende della nostra terra. Alla cerimonia sono, fra gli altri, intervenuti il prefetto doti. Pignata.ro, il vite eindaco avv. Lonero-, il sostituto procuratore generale doti. Finocchi, il sostituto procuratore generale della Repub­blica dott. Paone, il gen. Notarangelo della 3* Regione Aerea per il comandante gen. Genia, i presidi delle facoltà di Giurisprudenza prof. De Robertis e di Scienze prof. Cosso, il prof. De Blasi, i sovrintendenti interregionali scolastico dott. De Ruggieri e bibliografico prof. Caterino, i direttori della Biblioteca nazionale prof. Giangrasso, dell'Archivio di Stato dott. Di Bari e del Museo storico col. Chiancone, l'editore dott. Macina grossa ed i professori Massaro e JNisio .
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LIVORNO. - Il 6 ottobre il Lions Club molto opportunamente iniziò la sua attività annuale con un simposio dedicato al Centenario di Roma Capitale, alla pre­senza di molti soci e delle loro signore, nonché del Prefetto e del Presidente del nostro Comitato, cortesemente invitato. Parlò il Presidente del Lions, arch. Walter Mattigli, facendo una obiettiva, acuta disamina di ciò che aveva rappresentato, e rappresenta ancora, il mito di Roma Capitale, e mettendo in rilievo come og­getto di discussione che molte e notevolissime personalità del Risorgimento, (come Massimo d'Azeglio) ed anche oggi autorevoli storici, (come Arturo Carlo Jemolo) non ritenevano quelle e non ritengono questi l'opportunità che Roma divenisse la Capitale del nuovo Regno d'Italia. Il Presidente del nostro Comitato, pur riconoscendo esatta l'affermazione del Presidente del Lions, dichiarò che a suo giudizio nessun'altra città se non Roma (l'unica in tutta Italia che non avesse tradizioni municipali) poteva essere, come aveva proclamato Cavour nel suo im­mortale discorso del 27 marzo 1861 al Parlamento subalpino, la splendida capi­tale del Regno italico .
Enorme successo ebbe la rievocazione del Centenario, molto cortesemente ed autorevolmente fatta, su invito di questo Comitato, dal Ministro delle Finanze on. Preti, nel salone del Palazzo provinciale (g.c). Gremita l'aula, presenti molte autorità, con a capo il Prefetto dott. Pnglisi, che in seguito alla promozione a Pre­letto di Palermo, con vivissimo rammarico questo Comitato vede allontanarsi da questa città: egli, infatti a differenza di altre autorità che mai si sono curate di intervenire alle nostre manifestazioni, dimostrando il loro sconcertante disinte­resse per lo studio del Risorgimento ci ha sempre dimostrato la sua simpatia ed il suo incoraggiamento, non mancando mai a qualsiasi nostra riunione.
Prima delPon. Preti disse alcune brevi parole il presidente del Comitato, sot­tolineando l'onore < che capita di -rado egli disse -ai risorgimentisti di vedere un ministro in mezzo a loro e di parlare in loro nome.
Astenendosi da qualsiasi volo retorico, Fon. Preti fece una circostanziata, esau­riente ricostruzione della questione romana , ricostruzione serena ed obiettiva, ma al tempo stesso corredata di una chiara e precisa valutazione storica, senza reti­cenze né ambiguità. Per più motivi, soggettivi ed obiettivi, il discorso del ministro meriterebbe una lunga recensione, quale fu fatta dalla stampa locale; qui, in questa nostra notizia, tirannia di spazio ci costringe ad una pura e semplice riassunzione conclusiva. In sostanza, disse l'oratore, per l'occupazione di Roma non sussìstevano valide ragioni ohe giusti Girassero una resistenza ormata da parte di Pio IX; la ca> dota del potere temporale era ormai segnata dal destino, dalla realtà, dalla logica più elementare; Roma e soltanto Roma, poteva ossero lo capitale del nuovo Regno, e fu grave colpa del Papato trincerarsi (specie dinanzi all'innegabile spirito conci* nativo del governo itali ano e di Vittorio Emanuele in particolare) in una infransi-genza assoluta che anche post jivmun, dopo Pio IX, doveva tramandarsi, anche più