Rassegna storica del Risorgimento

BEAUHARNAIS CARTE; BIBLIOTECA DELL'UNIVERSITA' DI PRINCETON CAR
anno <1970>   pagina <680>
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Vita dell'Istituto
doti Carlos Giannone e la sola modifica provvisoria secondo la quale la segreteria verrà occupata dal dott. Francisco Cignoli, finché rimarrà assente il segretario effet­tivo signor Miglio! A. De Marco. 1 dott. Caìllet Bois e Gradenigo sono stati incor­porati al grappo argentino, con sede in questa città, ed hanno subito dopo proposto un tema di lavoro storico congiunto. È stata anche disposta la realizzazione di una riunione congiunta previa a tale studio ed è stata approvata la mozione di stabilire un sistema di reciproche consultazioni su temi storici .
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SIENA. Il 16 giugno u.s., nella Sala delle Lauree dell'Università degli Studi di Siena, il prof. Arnaldo d'Addario, dell'Archivio di Stato di Firenze, ha tenuto una conferenza sul tenia Il Risorgimento in Toscana .
L'oratore ha brillantemente sintetizzato i motivi più profondi che caratteriz­zarono il dibattito politico condotto dall'opinione pubblica toscana negli anni del Risorgimento, ripercorrendo la via che condusse un ampio settore di questa opinione pubblica ad accettare l'idea unitaria nella rinuncia al sogno di una Toscana auto­noma, anche se inserita in un nuovo contesto politico-istituzionale. Si può compren­dere con chiarezza il significato di un dibattito cosi vivo intorno ad un problema, quale quello federalistico, nella Toscana del primo Risorgimento, soltanto ricordando il valore delle incisive riforme che Pietro Leopoldo introdusse nel Granducato nella seconda metà del Settecento ed il clima di tolleranza che accompagnò quest'opera riformatrice, pervadendo di sé anche i rapporti che si instaurarono tra sovrani e sudditi all'indomani della Restaurazione e nei decenni successivi. Vi erano uomini come Leonardo Romanelli, che negli anni antecedenti il 1848-49 non esitavano a giudicare inutili e persino controproducenti le cospirazioni ed invitavano ad una pacata discussione sui mali della patria e sui rimedi da proporre. Certi atteggia­menti erano il frutto di una precisa consapevolezza dello sviluppo civile che la Toscana aveva subito e poteva ancora subire, purché la sua classe dirigente restasse fedele ai metodi sino ad allora seguiti. U programma federalistico incontrò vasto consenso presso quella parte dell'opinione pubblica che si mostrava particolarmente sensibile al culto delle tradizioni ed alla pratica del buon governo granducale.
Si delinearono intanto le posizioni avverse a questo orientamento: da una parte il Ricasali con il suo programma unitario, sebbene fosse fermo anch'agli su propo­siti sostanzialmente moderati, dall'altra i democratici quali il Guerrazzi ed il Mon­tanelli che si facevano interpreti di istanze piò avanzate anche sul terreno dei rapporti sociali.
La crisi del 1849 segnò il fallimento del programma democratico e pose anche i moderati di fronte alla scelta tra l'autonomia dal Piemonte a prezzo della libertà che U. Granduca si affrettò a togliere, nel timore dei possibili sbocchi dell'azione dei democratici e la libertà a prezzo dell'autonomia, attraverso l'annessione al Piemonte, ossia all'unico Stato che non aveva sospeso le garanzie costituzionali.
Se quest'ultimo orientamento si impose, come ha dimostrato l'oratore, ciò non fa dovuto soltanto alla piega che presero gli avvenimenti, ma anche alla decisiva spinta in senso unitario che la forte personalità del Ricasoli seppe imprimere allo svolgimento del dibattito. Ma l'esempio toscano ha sottolineato a conclusione l'oratore resta altresì significativo per il processo ideale ohe l'ha caratteriz­zato, dimostrando come il Risorgimento non possa considerarsi fondato sulla vio­lenza delle armi e sulle transazioni della diplomazia, ma soprattutto sulla vivacità di un maturo e civile pensiero politico.
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TERNI. - Si è svolta il 7 novembre UJL, nel Salone di rappresentanza della Camera di Commercio di Terni (g.c), l'annunciato seconda conversazione-dibattito