Rassegna storica del Risorgimento

PITTAVINO BONFIGLIO; SANTA ROSA PIETRO DE ROSSI DI; STATO E CHI
anno <1971>   pagina <21>
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PIETRO DI SANTA ROSA E IL CATTOLICESIMO LIBERALE IN PIEMONTE (1850)
Pierre de Santa Rosa, fidèle à son noni, a mieux aimé rendre son ante à Dieu sans l'assistance et les consolatiòns de l'Église que de renier sa foi de citoyen et de trahir la sainte cause de la liberto civile. Un pays qui compie de tels hommes, et tant d'autres dignes de ceux-là.... ne doit pas désespérer de ses destinées >. 1> Così scriveva Victor Cousin nel 1851 a pochi mesi dalFavveni-mento che tanto scalpore aveva suscitato e cioè la fine tormentata del ministro dell'agricoltura Pietro di Santa Rosa, a cui furono negati i sacramenti per aver dato il suo appoggio alle leggi Siccardi. Una conferma della notevole eco che il triste episodio ebbe all'estero si può trarre, oltre che dalle parole del Cousin, dall'ampio spazio che ad esso dedicò la stampa europea: i più autorevoli gior­nali dell'epoca, infatti, pur con posizioni diverse, si diffusero ampiamente sulla vicenda. In generale venne criticato l'atteggiamento della Chiesa,2) ma non manco chi giustificava il comportamento della gerarchia ecclesiastica in occa­sione della morte del ministro.8) Ma, quali i fatti che portarono a questa situa­zione di rottura tra il governo e la Chiesa piemontese nel 1850?
Tra il 1849 e il 1855 la legislazione ecclesiastica fu una delle questioni intorno a cui si svolse la lotta politica in Piemonte, dove in questi anni, è [stato notato, si manifestarono le tendenze politiche che, con sviluppi, ma senza modifiche essenziali, sarebbero state a fronte nel periodo dell'unificazione, ed ancora per alcuni decenni più tardi . *) Le battaglie intorno alle leggi eccle­siastiche piemontesi di questi anni ebbero ripercussioni politiche generali che oltrepassarono di gran lunga l'entità delle questioni alle quali si riferivano; la posta in gioco in questa lotta non fu tanto la conservazione di determinati privilegi per il clero dello Stato sardo, quanto la conservazione del potere da parte del partito liberale e, quindi, la possibilità o meno, per il Piemonte di divenire il centro del movimento nazionale italiano.s) Dal punto di vista della legislazione ecclesiastica lo Stato sabaudo era uno dei più arretrati Stati italiani : in Piemonte, infatti, la legislazione regalistica non aveva avuto nella seconda metà del Settecento quegli sviluppi in senso illuministico così evidenti in quella austriaca o in quella napoletana. H clero, quindi, sebbene controllato dal go­verno, conservava privilegi incompatibili con l'ordinamento di uno Stato mo­derno. Con l'avvento del regime costituzionale erano iniziate trattative con la Santa Sede, al fine di modificare i rapporti tra lo Stato e la Chiesa. ) Il mini stero d'Azeglio, in particolare, si adoperò attivamente per arrivare ad una solu-
i) Y. COUSIN, Discount politiques, Paris, 1851, p. 342, 2) Cfr. il Time di Londra del settembre 1850.
8) Cfo. Le Siede di Parigi del 13 agosto 1850 e Le Pouvoir del 21 agosto 1850. 4) A. C. JEMOXO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento unni, Torino, 1949, p. 68.
fi) Cfr. G. CANDELORO. II movimento cattolico in Italia, Roma, 1961, pp. 85-86. 8) Sulle trattative con Pio IX cfr. A. C. JEMOLO, Chiesa e Stato*, eh., pp, 200-214.