Rassegna storica del Risorgimento
PITTAVINO BONFIGLIO; SANTA ROSA PIETRO DE ROSSI DI; STATO E CHI
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1971
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Gian Biagio Furiozzi
pensare a noi; la seconda non ha uopo di spiegazione sapendo Ella quanto e quanto mi sia caro lo esser presente alla sua memoria ed al suo cuore.
La ringrazio poi particolarmente della sollecitudine ch'Ella porta alla mia salute, la quale mercé d'Iddio è molto migliorata, cosi che le scrivo la presente da alzato, ed oggi per la prima volta mi recherò a pranzo cogli altri in famiglia. Le notti sono ancora un po' insonni, ma vanno anch'esse migliorando; con tutto ciò prolungherò il più che posso la convalescenza onde evitare di avventurarmi troppo presto al freddo esteriore. Anche il bimbo che fu tanto ammalato con me è oramai risanato, così che la sua riputazione di buon profeta e di profeta avventurato rimane confermata a gran conforto di quell'ottimo materno cuore di mia moglie, che ha tanto bisogno di mantener sempre viva la sua fede in Lei, fede che seconda e corrobora quella che nutre e ripone in Dio. Solo travaglio rimane a questa povera donna al presente il non sapere a chi rivolgersi per la confessione. Ma aspetterà per questo i suoi sapienti consigli. Da una parte mi dispiace ch'Ella procrastini la sua venuta a Torino, ma dall'altra quasi me ne compiaccio nella lusinga di trovarmi in Gennaio più fortificato e cosi più in istato di godere di tutti quei momenti ch'Ella potrà concederci della sua cara e venerata compagnia.
Circa quel suo nipote Sig. Fantini, figlio del Vice Direttore della banca di Genova io posso assicurarla che io non lo dimenticherò punto. Al presente mi vorrebbe un po' di difficoltà a collocarlo al ministero, dove a dir vero sono più che non esige il lavoro; ma volgendo le cose al meglio, dacché le elezioni ci danno la maggioranza, ne avverranno due cose: la prima che avvi probabilità di più lunga vita per me al ministero, l'altra che potrò avviare e condur forse a buon termine molte pratiche gravi; così che un tantino di procrastinazione non nuocerà a suo nipote, e il maggior lavoro che si avrà a intavolare potrà darmi giusto motivo di collocarlo al ministero.
Stante la mia prolungata convalescenza mi tocca ignorare quel che si manipola nel consiglio dei ministri; talvolta mi vien poi a trovare o l'uno 0 l'altro e mi si annunciano le deliberazioni, a cui tuttavia aggiungo le mie osservazioni. Cosi non so precisamente cosa si faccia intorno alla nomina di alcuni nuovi senatori. Questo però le so dire, che quattro sere fa a mia sollecitazione venne Galvagno a casa mia dove con due deputati influenti si tenne un piccolo famigliare consiglio. Fra le molte materie discusse si trattò quella altresì dei senatori, ed io proposi V.S. Ill.ma e Rev.ma a Galvagno. Alcuno osservò (con poco criterio,) che forse si sarebbero un po' mortificati gli altri Vescovi vedendo il meno anziano di tutti promosso alla dignità senatoria; ma io risposi, che già si era fatto cosi per M.r Calabiana, e soggiunsi che al fin de' conti Ell'era il solo vescovo liberale, il solo poi che fosse chiamato a diventar Arciv. di Torino, quando per grazia d'Iddio ci fossimo sbarazzati di Fransoni. Galvagno tenne conto di tatto ciò; ma son tre giorni che non l'ho più veduto né egli né gli altri ministri, e s'aggiunge l'imbarazzo che gli è morto uno zio in casa ieri per un accidente apoplettico. Ma gli scriverò ancora per ricordarglielo, ed io sono certo che il Senato farebbe acquisto in Lei d'uno dei maggiori ornamenti, d'un chiaro oratore e d'un prudentissimo legislatore.
M'auguro adunque che la cosa riesca. Ho avuto non so dirle quanto caro ch'Ella sia stata degnamente ricevuta a Possano, e son persuaso che l'affetto,