Rassegna storica del Risorgimento
PITTAVINO BONFIGLIO; SANTA ROSA PIETRO DE ROSSI DI; STATO E CHI
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1971
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46 Gian Biagio Furiozzi
nuato il suo gioco non so sino a quando. Vero è che al mio apparire di nuovo alla Camera come ministro avrebbe (sic) cessata la falsa credenza della mia demissione, ma non sarebbesi troncate le altre sconvenienti dicerie. La mia dichiarazione, in cui il fatto del Vice Curato apparisce come una semplice imprudenza o meglio una dabbenaggine, ha troncato lui io, e come Ella ha potuto vedere ninno più si accusa di quel misero fatto, e YArmoma stessa collo stampare la mia dichiarazione ha cessati i suoi indegni discorsi. È in questo senso che credo d'aver fatto bene, tuttoché, lo ripeto, abbia inavvertitamente commesso il primo fallo, che mi astrinse a dire alcun che delle parole del Vice Curato, che avrei taciute, quando per i miei racconti anteriori, travisati da altri di poi non mi avesse fatto accusar di malafede non dicendone nulla.]
Comunque io rispetto troppo l'autorità della sua parola per non farne alcun profitto per l'avvenire; e consigliarmi meglio nelle future contingenze.
Sia persuasa intanto che di Spinola si avrà ogni riguardo quando torni; egli negli ultimi tempi s'è mostrato meglio di prima* e certo il governo lo tratterà bene.
Debbo por termine a questa lunga lettera, sia per non recarle troppo disturbo sia perché mi trovo oramai spossato e sfinito; essendo questa la seconda che scrivo di questo calibro.
Mi perdoni ogni mia indiscrezione, e continui a pregare per me e per la mia cara famiglinola. Ripeto buone nuove di mia moglie in ogni senso; quanto ai bimbi sono vivaci e storditeli!, ma Dio li aiuterà.
Io sto discretamente bene, esco, e passeggio anche a piedi, fra poco tornerò al ministero; a riprender quella trista vita di preoccupazioni e d'incertezze, finché Dio vuole. Si conservi, mi ami. e creda al sincero amore ed alla rispettosa devozione
Del tutto suo Amico
e Servitore P. di Santa Rosa
P. S. Ardo in questo momento la sua lettera, credo sia bene faccia Ella altrettanto della mia.
N.B. Tra parentesi quadra il brano già edito.
IX
Dai Colli Torinesi, il 10 Luglio 1850 Monsignor mio ven.mo ed amico cavano
La breve sua lettera mi trovò alla vigna, dove mi ridussi sabbato a sera, molestato da una tosse tremenda, colta non so come né quando, e divenuta cosi irritante da obbligarmi in sul fatto ad un'operazione di mignatte. Fatta questa il sabbato a sera, colTaggiunta di vescicantelli alle braccia, della digitale, del letto, e della dieta ottenni di scemarla alquanto. Ora sono alzato ma tuttavia prigioniero in camera per causa d'un vento terribilissimo che pare voglia schiantar le querce più annose; e per quanto sia diminuita la tosse non ne sono però ancora del tutto libero e salvo.