Rassegna storica del Risorgimento
PIANCIANI LUIGI
anno
<
1971
>
pagina
<
51
>
Luigi PLanciarli 51
Solo a questo punto il socialismo potrà informare di sé la ricostruzione della società, a patto, però, di non ergersi a nuovo governo assoluto e di non farsi negatore a sua volta di ogni forma di libertà. Chi credesse infatti nella possibilità di una larga giustizia sociale senza la libertà politica e religiosa commetterebbe un grosso errore di valutazione: in buona o cattiva fede scaverebbe la fossa alla stessa libertà sociale.
Pianciani ammette resistenza di una netta correlazione tra libertà politico-religiosa e riforme sociali per cui se c'è la prima, sono possibili ancbe le seconde, mentre se manca l'una, le altre vengono a perdere quel naturale milieu nel quale svilupparsi. Le idee sociali sono circolate, infatti, sin dall'antichità, in periodi di relativa libertà politica, ma di fronte al sorgere dell'autorità si sono rapidamente dileguate. In tal senso hanno agito particolarmente il feudalesimo e l'assolutismo regio, che, distruggendo ogni parvenza di libertà, hanno fiaccato qualsiasi velleità o addirittura qualsiasi lontana idea di riforma sociale.
Con la rivoluzione francese invece, in un rinnovato clima di libertà politica, le idee sociali hanno ritrovato nuovo terreno fertile per la loro diffusione; ma neanche in Francia si è saputo condurre avanti la battaglia sociale perché all'inizio il problema più importante era quello politico-militare; mentre si combatte è impossibile attuare riforme di largo respiro. Ancora una volta occorre dire che esse sono la conseguenza del trionfo della democrazia . L'avvento di Napoleone ha provocato una nuova involuzione nel campo delle idee sociali, che si sono ritirate nel regno delle aspirazioni nel quale, per colpa dei teorici socialisti, purtroppo sono ancora.
È un fatto, dice Pianciani, che rivoluzione e socialismo evocano negli animi di molti uomini di buona fede infondate immagini di terrore e di furia omicida spesso esagerati dalla reazione per proprio tornaconto. In tale situazione i diversi capiscuola socialisti, invece di concordare un piano d'azione comune volto a smascherare la nefanda politica reazionaria, si sono abbandonati in inutili quanto nocive dispute sulla natura del socialismo, agevolando così il successo ai nemici del popolo. Lo spirito settario che divide le diverse scuole è stato più forte della volontà di servire il popolo.
Da parte sua, Pianciani invoca unità nel campo socialista e polemizza fortemente contro chi avversa la rivoluzione per amor del proprio quieto vivere baloccandosi in un attendismo, che tenta di giustificare con la teoria del processo lento, ma graduale ed inevitabile della libertà. Se la rivoluzione porta con sé dei mali, essi sono una necessità inevitabile nella situazione attuale e poi non è detto che siano maggiori di quelli che quotidianamente perpetra ai danni della intera popolazione il dispotismo. Rivoluzione e dispotismo sono ordinamenti anormali della società e per sostenersi devono ricorrere alla violenza. Ma mentre la rivoluzione, vero cataclisma necessario alla salu i e dell'umanità , è un evento eccezionale e transitorio, non altrettanto può dirsi del dispotismo che da secoli tiranneggia l'umanità.
Da tutto questo appare chiaro che le molteplici diffidenze ed incomprensioni accumulatesi intorno al socialismo, non sono state le armi più adatte alla sua diffusione. Ma le folle guardano con fede commovente al socialismo dal quale si aspettano la cessazione dei mali di cui soffrono ed il conseguimento dei beni che desiderano . Tale fiducia, purtroppo, è stata mal ripagata per la confusione creata dalle diverse scuole che si sono perse in astrazioni impossibili a realizzarsi > e dagli scarsi risultati pratici sinora conseguiti.
I maggiori teorici socialisti, nella ricerca del progressivo impoverimento