Rassegna storica del Risorgimento

MOVIMENTO CATTOLICO BERGAMO (PROVINCIA) 1904-1913; NON EXPEDIT
anno <1971>   pagina <54>
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54 Alberto Agazzi ,
Una situazione di questo genere, ambigua e costantemente impegnata a fare i conti con la realtà, naturalmente non poteva non contribuire a favorire dissensi e contrasti, anche violenti, in seno alle stesse forze cattoliche. C'è la virtù della pazienza, ed essa è certo cristiana, ma non per questo era pensabile che fosse universalmente diffusa. Transigenti ed intransigenti, integralismo guelfo politico* sociale e moderatismo, vecchia generazione capace di attesa e quella nuova impaziente, un poco spregiudicata e di più audace linguaggio, si scontrarono eoa nell'ambito dei Congressi cattolici italiani, ora in pacate, ora in più accese discussioni. Le direttive della Santa Sede e lo spirito cristiano che, snudate le armi, ammonisce di rinfoderarle, spesso riconducevano ad un idem sentire conclusivo, ma la problematica insita nelle cose permaneva, era segno di vita e insieme ansia di evoluzione e di risoluzione;
L'epoca giolittiana fu per molte ragioni più feconda in tal senso delle altre. Nel 1904 avvenne l'attenuazione del non expedit; nel 1909 si rinnovarono ele­zioni, nelle quali il numero dei cattolici deputati aumentò; nel 1913 si ebbe il Patto Gentiloni , un documento che elencava sette punti fondamentali, che i candidati liberali alle elezioni dovevano accettare per ottenere i voti dei cat­tolici. E l'accordo funzionò in genere, silenziosamente, con l'appoggio dei vescovi e dell'Unione elettorale cattolica, portando alla vittoria numerosi liberali e, in­sieme, pochi cattolici.
Fu un atto politico discusso e la polemica divampò quando il Gentiloni stesso, in una intervista, rivelò come ben 228 deputati liberali fossero entrati in Parlamento con l'appoggio delle forze cattoliche. Discusso, come vedremo, accesamente anche a Bergamo, dove pesava il vedere esponenti liberali, per lo meno agnostici sul piano religioso, avvantaggiarsi di un elettorato non amorfo, ma ampiamente già organizzato in istituzioni cristiane, pronte da anni a scat­tare verso la vittoria anche nelle politiche competizioni. E prova questo il fatto che dal dicembre 1908 al giugno 1914 di parte cattolica furono il sindaco di Bergamo Giovan Battista Preda e si può dire tutti i sindaci della provincia e dal 1894 al 1921 i presidenti del Consiglio provinciale (conte Stanislao Medolago Albani: gennaio 1894-1909; aw. on. Paolo Bonomi: 1910-1920; on. Cario Ca­valli: novembre 1920-agosto 1921).
Al ventesimo ed ultimo Congresso cattolico italiano (Modena: 9-13 novem­bre 1910) il Crispolii, mentre ammoniva sul pericolo per i cattolici come sin­goli di prendere iniziative risolutive della Questione Romana, specificava che altra cosa erano, però, le aspettative , cioè la speranza che un giorno lo Stato italiano sentisse il suo dovere, e trovasse la via, che le stesse leggi gli con­sentono, per assicurare alla Santa Sede la sua perfetta maestà, ed allo Stato italiano la più meritata delle stabilità .
E sia pure faticosamente la situazione col tempo era maturata in tal senso, col tempo, e prima che il Gioii iti se ne avvalesse sul piano elettorale e poli­tico. Il clericalismo, affermerà nel 1914 il Bonomelli, ormai non era che catto*
l'Italia... e noi riamo egualmente avversari! della guerra religiosa e della guerra sociale disint curatrice. Perciò, lappiamo di essere amici veri della Patria; Patria che noi concepiamo nella ava entità immediata, entro i suoi confini... . Qui interrotto dalla domanda: con Roma capitole?, risponderai Si, con Roma capitale!;, perché è riamile che a un Dopatalo che siede qui, a Montecitorio, in Roma, si chieda se riconosca Roma per capitale! . Vedasi: GIUSEPPE BKOTTI, ft'/co/ò Rezzara, Ber­gamo, SE3A, 1956, pp. 102-104.