Rassegna storica del Risorgimento

MOVIMENTO CATTOLICO BERGAMO (PROVINCIA) 1904-1913; NON EXPEDIT
anno <1971>   pagina <57>
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/ cattòlici bergamaschi
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connettere gli addendi delia compagine parlamentare: ma questa, come s'è visto, non esprìmeva esattamente nella sua costituzione i reali rapporti delle forze del paese. I socialisti persistevano più o meno su programmi rivoluzionari o, commi* que, in atteggiamento di opposizione, escludendo l'assunzione di responsabilità di governo, senza contare che nel gioco elettorale, per la natura stessa delle leggi e per imperizia realizzavano vittorie di gran lunga inferiori al seguito che avevano nella Nazione; i cattolici, a loro volta, col non-collaborazionismo, falsa* vano notevolmente la fisionomia della rappresentanza politica italiana.
Chi segua in una provincia le battaglie elettorali del venticinquennio avanti la prima Guerra mondiale avverte tutta la gravità del fenomeno; avverte, cioè, la presenza di un liberalismo più o meno snervato che, per la natura stessa delle sue origini, dei suoi ideali, degli interessi che rappresenta, non combacia real­mente con la vita della Nazione; pur tuttavia esso riesce, per le ragioni anzi­dette, a stare al governo del Paese, frenandone gli impulsi, e lui stesso troppo lentamente evolvendo verso una reale liberal-democrazia.
È sotto questo profilo che vanno esaminate le elezioni politiche del 1904-1913, tutte contraddistinte, per quanto riguarda Bergamo, da un più o meno forzoso collaborazionismo delle maggioranze cattoliche con le minoranze liberali.
Da un anno Pio X regnava sulla Chiesa, quando fu proclamato nel nostro paese il primo sciopero generale nel settembre del 1904: i cinque giorni di follia , come li definì Luigi Àlbertini sul Corriere della sera. Esso non mancò di impressionare notevolmente gli uomini d'ordine della Nazione, e specie coloro, che erano edotti della teoria dello sciopero generale insurrezionale e del sindacalismo rivoluzionario, che proprio in quegli anni Giorgio Sorel (1847-1922) andava auspicando nei suoi scritti con calda e persuasiva parola. W Era qualcosa di più delle agitazioni che periodicamente ora una categoria ora un'altra proclamava per motivi salariali, perché in effetti un'astensione di tutti gli operai dal lavoro, specie se procrastinato nel tempo, si risolve in un moto radicalmente sovvertitore della vita stessa della Nazione e dello Stato. Potevano i cattolici rimanere indifferenti di fronte al nuovo fenomeno?
Ci si avviò così ad una parziale abolizione di quel non expedit, che il Rez-zara aveva auspicata, scrivendo al card. Agliardi, fin dal 1900, ricevendone però in risposta che <<... negli ultimi anni di Pontificato non si prendono mai decisioni nuove .2)
Inoltre, osservava l'eminente porporato, anche mutate le condizioni gene­rali del Paese, non si possono mutare le direttive generali, se non con moke cautele... ,8) benché, aggiungeva, non mancasse un altro modo, più modesto e meno clamoroso che, a mio avviso, potrebbe essere adottato per raggiungere il medesimo fine che si vorrebbe conseguire... .4*
iEe Réflexions sur la violence sono del 1906. Sulla profonda impressione provo­cata dallo sciopero generale vedasi anche: GIAWORTB SUARDI, in Nuova Antologia, 1 novembre 1927, ora in Quarantacinque anni di vita bergamasca, voi. H, Bergamo, Bolii, 1928, p. 47. Era jl tempo; in cui aveva preso il sopravvento, nel movimento socialista, il massimalismo di Enrico Ferri, contro il Turati ed il Bissolatl.
2}' Così in una lettera del Rezzara del 15' giugno 1900 in GIUSEPPE BELOTTI, op. cit., p. 147.
3) Cosi in una lettera del Cardinal Agliardi al Rezzara del 24 settembre 1903.
4) Cosi in una lettera dell'Aglio rcli al Rezznra del 24 settembre 1903, che conclu­deva : ma di ciò, parleremo a voce quando Ella verrà... . Pontefice Regnante era già Pio X.