Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA FELICE
anno <1919>   pagina <658>
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668 D. Spadoni
Pacelli di questi proclami con istruzioni per la diramazione nei circostanti paesi furono dal Battaglia inviati in Boma, per mezzo del chirurgo e aggiunto al Maire delle Grotte, Agostino Mencarini, a persone colà intese nella congiura, quale l'avv. Gia­cinto Bistolli romano, domiciliato a Fabbrica, i preti Carlo Buzi e Luigi Pierpaoli, sagrestano quest'ultimo della chiesa Traspontina, i fratelli Francesco e Carlo Filipperi, nonché l'avv, Bencivenga, professore nell'Ateneo, a quanto pare, con l'incarico di procurar un corrispondente per farli pervenire nella citte di Napoli. Questo Benoivenga ero certo la figura più cospicua di quella congiura: esso, a detta del Battaglia, era destinato a dar consiglio per 1' e-seouzione de' suoi progetti, per cui egli andò qualche volta a in­tenderne l'avviso. Dall'incartamento processuale appare inoltre che, per mezzo del dott. Mencarini il Battaglia inviò ai congiurati ro­mani le istruzioni er la corrispondenza : le lettere dovevatìip a lui esser indirizzate sotto lo pseudomino di Maria .Pasqua Corinti e fin dal primo momento della rivoluzione tutte le ;domeniche e i giovedì si doveva andare infallantemente sulla mura della Porta, detta Castello, dove si sarebbero ricevute e date notizie al messag­gero che si sarebbe trovato a passeggiare sulla strada al dì sopra; segno di riconoscimento il motto Castruccio, con cui il messaggero doveva esser chiamato e a cui egli doveva rispondere Cuoco.
Mentre il Governo faceva ricercare il Battaglia per arrestarlo, questo aveva concretato il suo piano per Iniziar senz'altro l'azione rivoluzionaria. Secondo poi asserì ne' suoi esami, esso consisteva nel far affluire armati dai paesi della Teverina in Vitorchiano per at­tirar l'attenzione da Viterbo. Mentre così delle forze e poi altre di rinforzo si sarebbero allontanate da questa città e impegnate a Vitorchiano unitamente a qualche autorità costituita, una banda di armati avrebbe dovuto impadronirsi di Viterbo e quindi la banda, ingrossata di altri contingentisi sarebbe dovuta dividere in tre squadre che, procedendo per via Salaria, via Flaminia e per la Maremma, si sarebbero dovute dirigere su Roma. Piano questo però alquanto :d ferente da quello accennato in seguito dal Battaglia nelle sue Memorie* H 18 novembre egli uscì in aperta azione dì rivolta. BglMSToie S. Stefano, dichiarando, a detta d'uno dei ooimputÉtÉJehe il Governo francese era finito, che l'imperator Napoleone aveva tutto perduto e che era il momento di liberar F Italia dalla tirannìa francese mentre Mantova era stata presa, i Tedeschi avean diviso l'I­talia dalla Francia, e vantando egli d'aver corrispondenza da