Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA CARTE BARGONI; BARGONI ANGELO CART
anno <1971>   pagina <102>
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Libri e periodici
la conservazione dei monumenti a Roma ed altri piani particolari per il restauro: di celebri zone archeologiche della Città eterna.
Si deve sottolineare la particolare validità del saggio augii artisti italiani, sol Canova (con appendice di lettere sue e di E. Q. Visconti) e di tutti i capitoli relativi alle collezioni italiane ed al rinnovamento urbanistico.
Napoleone mutò la politica meramente predatoria nei riguardi dell'Italia, usata dal Direttorio e trasformò la sua conquista in liberazione, riscattando popolazioni da situazioni di secolare inferiorità politica, sociale ed economica. Fondò un'epoca nuova, attirando a sé con il suo fascino personale artisti, urbanisti, uomini illustri d'Italia e collaborò in maniera determinante a rendere più umano e più civile il vivere degli Italiani.
Non c'è città italiana del centro-nord che non debba all'Imperatore Ialino, a questo Corso prestato alla Francia, o un nuovo viale, o un nuovo eentro, o una nuova piazza.
Non era solamente nelle guerre ch'Egli era grande, come vuole l'iconografia ufficiule; questo Spirilo del mondo, per dirla in termini hegeliani, era fecondo anche nelle opere di pace, anche se non gli sfuggiva il valore della propaganda. L'Italia che si compi nel 1861, 1870 e 1918 deve a lui l'organizzazione e lo spirito (sia pnre con rapporto decisivo di elette personalità come Mazzini, Garibaldi e Cavour). L'Europa che sarà il compito delle nuove generazioni, porterà domani il suo segno divinatore: Napoleone rifece Italia e Francia, Nazioni europee solidali e sorelle.
I nazionalismi del passato sono stati meri accidenti: quel che conta è l'avvenire. E allora Napoleone è attuale.
GIANFRANCO E. DE PAOLI
CARMELO AMEDEO NASELLI, La soppressione napoleonica delle corporazioni reti guise.
II caso dei Passionisi in Italia 1808-1814 (Analecta Gregoriana, 169); Roma, Pontificia Università gregoriana, 1970, in 8, pp. XLIV-295 con ili. L. 6.000.
Questa interessante e vastissima monografia, frutto di oltre quindici anni d'in­tenso lavoro archivistico, rappresenta un utile contributo alla storiografia del periodo napoleonico e. non solo alla letteratura religiosa (anche se il secondo aspetto predo* mina sul primo).
L'autore s'è servito, è giusto rilevarlo, con acume, misura ed abilità del numeroso materiale di prima mano a sua disposizione; il prof. V. E. Giumella nella sua precisa e dotta presentazione inquadra l'opera dei Passionigli dell'età napoleonica nella più vasta cornice della lotta per la libertà di coscienza, pur facendo notare giustamente come di fatto questa opposizione finisse per giovare ad interessi e a politiche conser­vatori e retrivi e, viene spontaneo aggiungere, sostanzialmente contro il moto della storia.
Si conoscono gli antecedenti delle ordinale soppressioni di beni ecclesiastici della primavera-estate 1810, che idealmente si riconnettono, in fondo, alle misure giuseppine ed alle decisioni giacobine attuate in Italia dopo il 1796: furono originati ufficialmente dal conflitto di natura politica che contrappose Napoleone e Pio VII a partire dal 1808.
II Papa osò tener testa al nuovo Cesare, non volle sottométtersi in alcun modo alle pretese di quest'ulti ino intorno allo Stato Pontificio ed ai beni degli ordini reli­giosi: pagò quindi di persona, venendo arrestato e deportalo.
Contemporaneamente in tutta la penisola migliaia di religiosi furono allontanati dai loro conventi e le dotazioni di questi ultimi furono alienate; in cambio di un giuramento di fedeltà al Governo essi potevano tuttavìa godere di una pensione, sostitutiva di tutti i benefici goduti nel passato (talvolta non certo trascurabili). Ma la maggior parta non volle piegarsi a giurare ed a pregare per l'Imperatore: molti preferirono il carcere e la doportozione nelle regioni settentrionali ed in Corsica.
Napoleone li considerò nemici del regime e li trattò come tali con il decreto 4 maggio 1812. E veniamo al caso particolare dei Passionisi' : quest'ordine era stato