Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA CARTE BARGONI; BARGONI ANGELO CART
anno <1971>   pagina <103>
immagine non disponibile

Libri e periodici
103
fondato nel 1737 da S. Paolo della Croce e contava 243 religiosi e 17 ritiri negli Stati pontifici ed in Toscana. I suoi sacerdoti avevano compiti spiccatamente mis­sionari.
Anch'essi furono travolti dalla bufera napoleonica, l'ordine fu sciolto ed inco* minclo la dolorosa diaspora: moltissimi trovarono durissimo riprendere l'opera pasto­rale, avendo serie difficoltà di ordine naturale cioè alloggi inadeguati, vitto scadente, libertà limitata.
La stragrande maggioranza non volle piegarsi ai vari Governi napoleonici in *'ui era suddivisa lltalia peninsulare. Qualunque sia la nostra posizione ideologica o religiosa, non possiamo non inchinarci dinanzi a tanti esempi di fermezza e di forza d'animo, pur non ritirando le considerazioni già enunciate in principio.
Il Naselli ha compiuto un'analisi della situazione esistente nelle varie regioni, ricostruendo le vicende dei singoli Padri.
A noi basterà fare alcuni nomi soltanto ; tra i cosiddetti refrattari erano prin­cipalmente: il generale p. Tommaso ed il vescovo mons. Strambi esuli nel nord, p. Pasquale Contri, p. Sebastiano Amalberti e p. Bernardino Vai, operanti coraggio­samente in Toscana, p. Simone Borelli nelle Marche, p. Serazzi e p. Gentili romani (deportati in Corsica)
Esisteva d'altra parte un ristretto manipolo di religiosi filogovernativi in Liguria, in Orbetello, a Prosinone ed altrove che non condivideva l'atteggiamento dei con* fratelli. Esso operava nell'ambito di alcuni vescovi fedeli a Napoleone quali: il vescovo di Gubbio mons. Ottavio Angelelli, il provinciale generale di Roma mons. At­tanasio, ecc.
Non si comprende perché l'autore, pur cosi obiettivo e pacato, descriva in modo tanto negativo l'operato di questi ultimi ecclesiastici. Proprio perché bisogna rispet­tare l'azione in un certo senso eversiva del clero non giurato in nome della libertà di pensiero, cosi è giusto ammettere che allora (come oggi) vi furono sacerdoti non allineati con la Chiesa di Roma nei suoi disegni temporali e trionfalistici.
Vescovi e sacerdoti filo-napoleonici non mancavano del resto fuori dei confini dell'ex Stato pontificio e non si trattava né di imbelli né di traditori: si trattava spesso di degnissimi sacerdoti che accettavano le espropriazioni di grandi fette del­l'ingente patrimonio ecclesiastico e hi stessa fine del principato politico del Papa, come un'esigenza della storia ed una riparazione degli errori del passato.
Napoleone non aveva mai pensato a perseguitare il Cattolicesimo: anzi mirava a rinnovare la politica ecclesiastica di Carlo Magno. Di fatto protesse sempre il culto e lo fece risorgere là dove era stato cancellato dai rivoluzionari.
Tornando ai Passionisti, essi trovarono ospitalità in varie chiese ed in cappelle gentilizie, aspettando la fine del regime e vivendo al di fuori della politica attiva: tra di essi erano alcuni santi uomini.
TI 27 giugno 1814 la Congregazione veniva ufficialmente ripristinata da Pio VH, ma il 26 dei religiosi non rientrò nell'Istituto per cause diverse (di essi 27 mori­rono).
Il volume si conclude con un'ampia appendice, la cui lettura è molto interessante e proficua.
GIANFRANCO E. DE PAOU
MARIO ROMANI, Storia economica d'Italia nel secolo XIX, 1815-1914, con una scelta di testi e documenti. Introduzione e parte prima; Milano, Gì uff re, 1968, in 8, pp. XI-848. L. 7.500.
Il primo volume di questa storia economica d'Italia e dedicato all'economi a
preunitaria.
Considerando nell'insieme, all'inizio, la situazione del Settecento, si analizzano i fattori di trasformazione che irruppero nella staticità rurale della vecchia economia, rendendo più intenso e razionale lo sfruttamento del suolo e staccando dallo sfondo