Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA CARTE BARGONI; BARGONI ANGELO CART
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1971
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Libri e Periodici
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por nella forma scorretta della lettera. Ma i brani pubblicati dal M. (p. 287) non presentano né gli errori di ortografia né i solecismi, né le forme dialettali così frequenti nelle altre lettere; U tono è oratorio, da comizio.
Tra. l'aprile e il maggio 1912 (dopo 7-8 mesi di guerra) ci furono invero alcune manifestazioni di protesta fra I soldati che dovevano andare al fronte. Si tratta però di manifestazioni sporadiche, per lo più in piccoli centri. A Milano, dove per il 1* maggio e per i giorni successivi il prefetto temeva disordini, non accadde nullo. E non risolta vi siano state manifestazioni neppure negli altri grossi centri industriali né in quelli dove si svolgerà la settimana rossa.
Non va nemmeno trasentalo che proprio in primavera risorsero in Italia entusiasmi' e speranze dopo le prime azioni nell'Egeo seguite in luglio dall'impresa di Millo. Che dopo un anno di guerra, quando si decretò il richiamo delle classi '87 e *90, un certo numero di richiamati abbia tentato di espatriare non meraviglia: era stato detto che si trattava di una < passeggiata militare e dopo un anno non era ancora finita. Le autorità militari cercarono di comprendere ì malumori dei soldati. Anche il deferimento del Masi i e al tribunale civile fu una prova del desiderio di non eccitare gli animi e in questo non poco dovette giuocare la sensibilità e la saggezza di C. Giolitti, sempre così attento nel cogliere umori ed orientamenti delle masse (p. 298 sg.).
Nel VH capitolo sono esaminali l'atteggiamento delle potenze e le difficoltà incontrate dall'Italia. Un certo rilievo è dato ad un tentativo di mediazione di Theodoli, il rappresentante italiano presso il Debito pubblico ottomano. Theodoli si mosse dopò che, il 3 ottobre 1911, ebbe ricevuto la visita di un deputato turco (un israelita di Salonicco) e di un certo ingegner Denari che dalle Memorie di Giolitti (voi. II, p. 419) sappiamo che era italiano di origine ma di nazionalità turca e da Malgari che era' il costruttore della chiesa cattolica di Pera (ma da chi gli era stata commissionata?). Dopo un incontro con il Gran Visir imbarcatosi, in gran segreto, su una nave rumena, il Theodoli si fermò dapprima a Vienna (p. 305).
Ih una nota nella pagina precedente l'A. parla di un incidente avvenuto a Costantinopoli il 2 ottobre: i turchi volevano far chiudere la sede del Banco di Roma a Costantinopoli; l'ambasciatore tedesco appianò la faccenda. I due fatti non saranno collegati? Si ricordi che il Theodoli era anche consigliere d'amministrazione del Banco di Roma. Sia l'intervento del deputato turco, sia il giudizio di Avarna (che riteneva la mediazione utilissima), sia le comprensibili preoccupazioni di Theodoli (anche per via del Debito pubblico), sono evidentemente riflessi della preoccupazione, largamente diffusa negli ambienti finanziari, tutti d'accordo nel voler mantenére in piedi' l'impero ottomano. Preoccupazioni che il governo italiano condivideva tanto che ai era opposto a qualunque mossa che potesse turbare l'equilibrio balcanico (e -questo' fin dal momento in cui aveva impedito la spedizione garibaldina in Albania, di cui' M. non parla).
Sulla scorta dei documénti diplomatici pubblicati e di altri tratti dall'archivio del Ministero degli Esteri, sono qui nuovamente delineate le vicende internazionali e i ben noti tentativi di mediazione delle potenze.
L'ultimo capitolo è dedicato alle ultime azioni militari e alla conclusione della pace. Come in altre parti del volume non mancano anche qui alcune pagine che inducono a qualche perplessità.
Gli ambienti diplomatici della Triplice erano convinti che l'occupazione delle isole dell'Egeo non avrebbe scosso la resistenza turca; all'Avarila che glielo riferiva. Di San Giuliano rispondeva che la guerra sarebbe durata indefinitamente > perché lTtalia non avrebbe receduto. Gli ambienti militari italiani erano delusi per il fatto che quell'occupazione non aveva provocato il cedimento immediato della Turchia. Perciò, in un interessante rapporto del 29 ghigno 1912 i p. 340 sg.) Polito proponeva un colpo di audacia: l'occupazione di Smirne. Giolitti lasciò cadere quel progetto con una scasa: Polito si era lasciato anche lui influenzare dall'* eccitazione diffusa. U commento di Giolitti non b < singolare > (p. 342), ma è solo un modo per far tacere Polito, il quale non sapeva (ma Malgeri avrebbe dovuto ricordare) che fin dal 6 giugno Volpi era partito per Costantinopoli e il 20 aveva inviato, da Venezia, il suo rapporto