Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA CARTE BARGONI; BARGONI ANGELO CART
anno <1971>   pagina <118>
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Libri e periodici
finale. Anche Garbasse-, il 16 giugno, aveva commentato la visita di Volpi dicendo che qualcosa stava maturando ( p. 346 sg.). L'azione .nell'Egeo, anche se in modo allora non chiaramente visibile per Pollio ed altri stava però per produrre l'effetto desiderato senza provocare piò gravi ripercussioni che Giotitti era ben lungi dal desiderare. Quanto all'azione di Di San Giuliano non si può dire che egli fosse < disorientato e quasi sperduto nel dedalo creato dalle cancellerie fp. 350). Egli faceva la sua parte: manteneva i rapporti ufficiali con gli altri paesi e rifiutava, insistendo sempre sugli stessi argomenti qualsiasi mediazione. Così le trattative dirette e segrete con la Turchia potevano procedere.
Le critiche al trattato di pace furono numerose: l'A. ricorda soprattutto quelle del Mattino, dell'Idea nazionale e del Giornale d'Italia e la posizione particolare dì Salvemini e Bissolati. Meraviglia però non trovare menzionata la polemica suscitata dagli specialisti di cose arabe, soprattutto da Nallino e Caetani, circa la questione del califfato. La Stampa e la Tribuna furono favorevoli; anche il Corriere della aera lo fu, con qualche riserva espressa, per quel che riguardava i problemi da affrontare nella nuova colonia, da Luigi Einaudi, che ammoniva: le colonizzazioni sono sempre len­tissime sugli inizi (p. 363 nota). Ammonimento che sarebbe stato opportuno ricor­dare era già stato dato da Guglielmo Ferrerò nella Tribuna prima dell'inizio della guerra. E qui il Malgeri commenta: due guerre mondiali, profonde trasformazioni nella vita politica italiana, e soprattutto il grande processo indipendentistico e di eman­cipazione politica dei paesi africani all'indomani della seconda guerra mondiale, tol­gono oggi alle considerazioni di Einaudi ogni carattere di lungimiranza. Ma le idee da lui espresse partivano, comunque, da presupposti esatti, né egli poteva prevedere ciò che accadde nei cinquanta anni successivi, al termine dei quali sperava che l'Italia potesse raccogliere i frutti della conquista appena compiuta (p. 364).
Nelle pagine finali è esaminata la situazione del Banco di Roma che uscì con le ossa rotte dalla guerra libica (p. 365) e sono riesaminate le polemiche sul signifi­cato e il valore della guerra: il M., che pure ha insistito sui dissensi, malumori e incertezze ai chiede: Quanto all'entusiasmo popolare, poi, in che misura giocarono l'immaturità, le facili suggestioni e i miti creati dalla stampa? (p. 377).
Nel complesso l'A. fa sua Yopinio recepta secondo cui Giolitti fu spinto all'impresa dai nazionalisti e dal miniatro degli esteri, pur tentando di sottolineare, accanto ai consensi, sporadici dissensi cattolici ed un certo malumore popolare, sorto però in un secondo momento.
Nell'esame della situazione politica deplora (p. 373) gli schemi classici della politica internazionale e l'equivoca formulazione dell'art. 5 dello Statuto-, la cui formula limitativa ed ambigua delle (sic) competenze del Parlamento era stata la chiave che aveva permesso ai governi italiani ed alla monarchia di svolgere, dal 1848 in poi, la propria politica estera al di fuori di ogni controllo parlamentare... lasciandone la decisione ad una ristrettissima cerchia di persone, limitata molte volte al re, al presi­dente del consiglio ed al ministro degli esteri. In un mondo in cui la presenza delle masse nella vita pubblica si faceva sempre più attiva, alla vigilia dell'introduzione del suffragio universale, la politica estera restava ancora vincolata alla vecchia prassi della diplomazia segreta ottocentesca (p. 259 sg.). Ma ebrea la questione di costituzionalità sulla prolungata chiusura del Parlamento, formalmente ineccepibile (cfr. "V. E. Orlando, PrinclpU di diritto costituzionale, Firenze, I12B, pp. 207*208), va notato che le critiche di Sonni no a questo proposito non riguardavano la dichiarazione di guerra, bensì la tarda convocazione per la conversione,in legge del decreto di sovranità: con che Sennino trovò il modo di giustificare ad un tempo la sua opposizione e il già promesso voto favorevole al decreto. La polemica contro la diplomazia segreta, in realtà prese vigore durante la prima guerra mondiale. 'Volendo giustamente inserire la guerra libica tra gli avvenimenti che faranno precipitare la Umazione verso la guerra mon­diale, Malgeri finisce però per non occuparsi abbastanza di alcuni problemi che Gio litri dovette affrontare nei primi tempi del suo IV min Utero. Sono.-avvenimenti che fornirono argomenti al dibattito politico in atto nel paese: l'incidente ifalo-argentino (problema di difesa dell'emigrazione, strettamente collegato quindi alla polemica sulla