Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA CARTE BARGONI; BARGONI ANGELO CART
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1971
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Libri e periodici
del sistema gioii t turno, ma di quel hi di lutto intero lo Stato liberale. Le radiose giornate - - scrìve l'A. in serio e cosciente dissenso rosi con Salvatorelli come con la tradizione crociana, ma anche con certe generalizzazioni e certi schematismi di fonte marxista oggi fortunatamente in via d'essere abbandonali non sono la diretta premessa del fascismo, cosi come si seguita a ripetere; non ha senso parlare di colpo di Stato. Ma questo vuol dire solo che la crisi va ben più in profondità. La disgregazione di un intero sistema politico, davvero, è in corso . Disgregazione, si badi bene: è un termine di cui dovremo ricordarci a proposito delle pagine acutissime che l'A. dedica alle manifestazioni interventiste nel Mezzogiorno: ma è bene fermarlo fin d'ora in una prospettiva più ampia che abbraccia l'intero ambito dell'Italia post* unitaria.
Ciò va detto mi pare, soprattutto per marcare un dissenso, che deve essere precisato preliminarmente, rispetto a quanto l'A. conclude nel primo saggio della raccolta, già pubblicato nella rivista Clio, in merito alla politica estera italiana nel biennio considerato. L'A., infatti, tende inesattamente a porre sul medesimo piano la guerra risorgimentale per il compimento della nazionalità con quella mazziniana per la line-razione delle nazionalità oppresse, senza avvedersi che le due impostazioni, cosi come effettivamente vennero in essere col radioso-maggismo, e prima e dopo di esso, ben lungi dal venir mediate dottrinariamente come ad esempio nel pensiero ottocentesco di Mancini, si presentarono, auspici emblematici e contrapposti Salandra e Bissolali, come assolutamente inconciliabili ed opposte. Non solo: ma, identificando altrettanto scorrettamente .irredentismo ed antitriplicismo, l'A. conclude col porre in primissimo' ed anzi esclusivo piano le relazioni italo-austriache come pietre de lotiche del lealismo triplicista della classe dirigente giolittiana, senza tener presente che la pietre autentica è la Germania, cosi col suo autoritarismo bismarckiano come con l'imperialismo gaglielmino, sempre comunque in posizione di alternativa polemica dinanzi al radicalismo democratico che in Italia rifletteva motivi ed interessi del vicino repubblica*" nesimo francese. Il trìplicismo diffuso, popolare, che esplode talora in Italia in manifestazioni di piazza, da Tunisi ad Aignes Mortes, non è altro che il richiamo mitico' alla strapotenza prussiana quale protettrice e vindice del buon diritto italiano dinanzi alle prepotenti sopraffazioni francesi. Esso, viceversa, cosi sul piano positivo testé accennalo, come su quello negativo che s'indicava dianzi, non fece mai centro su Vienna se non per eventuali combinazioni diplomatiche in grado di ricreare mutatis mutandis, nell'ambito di un allentamento della Triplice classica e nella prospettiva dei -< giri di valzer , l'atmosfera della Triplice del 1870, che resta sempre la più importante e suggestiva ipotesi di coalizione fallita nell'Europa del secondo Ottocento. Aggiungerò ancora che, ad intendere meglio sfumature e riserve del trìplicismo italiano, molto gioverebbe approfondire davvero lo studio del Di San Giuliano ricordando non solo le 6ue orìgini politiche crìspine e la sua dislocazione iniziale al centro sinistra (non per nulla la Bua prima ascesa alla Consulta si ebbe con un vecchio, ed ancor più trascuralo compagno d'armi, il Fonie) ma anche gli interessi economici ed agricoli, che spingevano l'aristocratico siciliano ad- una visione particolare dei problemi mediterranei, del colonialismo (si veda in merito l'interpretazione nel recente studio di Francesco Malgerì dell'impresa libica come sa propre guerre per Di San Giuliano) e delle relative alleanze. È proprio a quest'ultimo proposito, anzi, che la Consulta ed il nazionalismo si mantengono irreducihilmente avversi, dal momento che l'anglofobia (e perciò il iriplicismo di strettissima osservanza berlinese!) è componente essenziale di quel medesimo imperialismo mediterraneo che poteva poi benissimo convivere con l'irredentismo adriatico austrofobo (si veda l'esempio di Ruggero Fauro, significantissimo, e portato dal medesimo A.), Un viluppo complesso e difficile, insomniB, in cui il problema degli slavi ha certo un posto eminente, la sopravvivenza dell'Austria è strumentalizzala a tal fine come la protezione tedesca