Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA CARTE BARGONI; BARGONI ANGELO CART
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Libri e Periodici
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per la politica d'espansione e di prestigio .che i partiti dell'ordine auspicavano : ina, lo ripetiamo, Vienna e Berlino non si debbono confondere, miti gli irredentisti sono antitriplicisti, perché austrofobi, ma non è affatto vero che tatti gli aniitriplicisti possano o debbano essere irredentisti, e ciò non solo nel campo dei partiti costituzionali, diffidenti del l'irredentismo democratico, ma anche in quello dell'estrema sinistrai polemico verso le implicazioni dinastiche e conservatrici dell'irredentismo tout court alla Dante Alighieri.
Del secondo contributo dell'Ai, sulla classe dirigente italiana e la prima guerra mondiale, ho già fatto parola altrove e non posso qui dunque che ripetermi. Lungo e ricco confesso si presenta, esso appare anche, diciamolo pure, piuttosto disordinato ed insoddisfacente. Ciò deriva, a mio avviso, dallo schematismo di massima onde l'A. affronta il non facile problema, abbagliato com'egli appare dal dilemma (che è poi falso ed incompleto, l'A. lo sa benissimo) tra sana democrazia giolittiana e politica nazionale malandrina si da inferirne una serie di considerazioni che sostanzialmente ricalcano, e con i medesimi frastornanti andirivieni, quelle svolte del l'A. nel suo ben noto volume d'assieme. Lo spazio non ci consente di discutere i mille spunti messi avanti e talora sciabolati dall'A. con hi consueta fervida intelligenza, da quello sui limiti e la natura dell'ingerenza giolittiana nelle elezioni meridionali alle chiose della frase crociana circa la sfortuna di Gioititi nella scelta dei collaboratori, dall'asse-rito estinguersi del filone spaventano in Salandra in prospettiva clerico-autoritaria al nazionalismo quale alternativa globale al sistema (è questo il solo sul quale mi troverei del tutto d'accordo). Mi sembra comunque che l'esattissima osservazione dell'A. circa il terreno sostanzialmente comune su cui operano neutralisti e interventisti quanto meno a livello parlamentare e di potere (il rilievo vale per la Confederazione ma non certo per il sindacalismo indipendente né per hi cultura militante!) avrebbe dovuto renderlo avvertito sull'inconsistenza del suo tema ove non Io si trasferisca dal concetto ben preciso di classe dirigente (che, come tale, è esistita soltanto con la Destra) a quello assai più elastico e comprensivo di establishment, che meglio spiega il vuoto di potere ben colto dall'A. come venuto in essere non solo tra la rassegnazione del paese e la decisione del governo < che ha gli elementi ma fra tutto intero il paese reale ed i suoi rappresentanti, siano essi organizzatori confederali o cattolici deputati.
1 rapporti prefettizi del maggio 1915 in merito alle radiose giornate, ai loro presupposti, alle caratteristiche ed ai risultati loro, costituiscono la piattaforma documentaria del più antico ed a tutt'oggi più valido contributo interpretativo dell'A., apparso primamente sulla Nuova Rivista. Storica. La larga partecipazione popolare alle manifestazioni interventiste, più o meno accentuata fosse l'ispirazione governativa onde Salandra procurava di strumentalizzarle, rimane un dato di fatto comprovato indi-scntibilmente dinanzi all'insistenza della storiografìa d'ispirazione neutratistica, a tinta marxista o cattolica che sia (Caracciolo e Monticone) circa il carattere decisamente minoritario ed artificiosamente gonfiato della spinta interventista. Vero è che l'A., in questo studio giovanile d'esordio, traccia di Salandra un ritratto assai più impettito e schematico di quanto non sarebbe accaduto con la convincente e sfumatissima pastosità del recente volume ricciardiano: ma anche quest'impostazione sordamente polemica nulla toglie all'evidenza del documento, al di là delle preoccupazioni legalistiche e magari anche delle involuzioni autoritarie del presidente del Consiglio, qui sottolineate con una durezza ed un'antipatia di cui l'A., a dieci anni di distanza, fa lodevolmente pubblica ammenda. Resta opinabile la sua conclusione circa l'irresponsabilità e l'inconcludenza delle dimissioni del governo (che a me viceversa vogliono sembrare una finissima Iniziativa tattica per mettere la stragrande opposizione giolittiana dinanzi alla constatazione della sua pratica impotenza, quell'incapacità, elegantemente notata dall'A., del neutralismo ad elaborare una qualsiasi linea politica seria-