Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA CARTE BARGONI; BARGONI ANGELO CART
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1971
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Libri e periodici
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ma che solo ora si ridestavano e riorganizsavano, dopo l'avventata bufera estremista di fine Ottocento, per tener testa alla coordinata spinta del riformismo giolittiano e socialista.
D. volume è concluso dal testo delle risposte delle prefetture all'inchiesta gover* nativa dell'aprile 1915 circa l'atteggiamento dello spirito pubblico in caso di guerra. Mi pare che l'À. tenda a sottovalutare la gravità di quella che risulta documentatamente iniziativa personale del giolittiano Vigliani direttore generale della P.S. all'insaputa del presidente del Consiglio. Che Vigliani, e più tardi Corradini, costituissero con la maggioranza dei prefetti un tessuto di potere e di orientamento in senso genericamente giolittiano mi sembra difficilmente negabile: e così del nari inclinerei a vedere in questa sorta di pronunciamento lasciato a metà qualcosa di simile alla famosa valanga dei trecento biglietti da visita in vìa Cavour: una prova di forza, un ammonimento, non ancora una minaccia, ma comunque qualcosa che non poteva non pesare sull'atteggiamento del ministero. La sommarietà e diciamo anche hi brutalità onde Sa landra pose fine a questo laborioso plebiscito neutralistico non testimoniano cèrto a favore della sensibilità democratica dello statista pugliese: ma neppure il gusto delle combinazioni e dei piccoli machiavelli sempre cari ai giolittiani di secondo rango appare in questa circostanza adeguato alla gravità eccezionale delle decisioni da prendere e degli orientamenti da suggerire.
RAFFAELE COIMPIETOA
SERGIO I. MOVERSI, L'Italie et la Palestine: 1914-1920 (Pubblicazione della Faculté dea lettres et sciences humaines de Paris, Sorbonne Recherches, 60); Paris, Pressee umVersitaires de France, 1970, in 8, pp. 297. Fr. 50.
A non molta distanza di tempo dalla pubblicazione dei saggi su Angelo Levi Bianchini e la sua opera nel Levante, 1918-1920 {Rivista di studi politici internazionali. 1967, n. 1 ) e su II Vaticano e la Palestina durante la prima guerra mondiale (in Clio, 1967, n. 3) Sergio I. Minerbi dà alle stampe questo completo ed importante contributo su una pagina tuttora poco conosciuta della nostra politica estera durante ed immediatamente dopo la grande guerra.
Analizzando le fonti documentarie e pubblicistiche, l'A. nota come fino alla prima guerra mondiale scarsa sia stata l'attenzione dedicata dai governanti italiani al Medio Oriente. La guerra italo-turca del 1911-12, che pur aveva polarizzato l'interesse nazionale verso Poltre mare, non aveva posto su scala troppo vasta e con limiti precisi il problema di una partecipazione italiana alle vicende medio-orientali, limitandosi nei piani governativi la stessa presenza italiana nel Dodecanneso a un possesso temporaneo privo di prospettive espansive di tipo coloniale. L'accendersi di interessi per la zona anatoli cu di Adalia, successivo alla conquista della Libia, aveva infuni originariamente solo un generico contenuto economico, assumendo una più netta configurazione espansiva solo dopo la firma del Patto di Londra che, invéce, non previde nulla circa il destino della Palestina. Probabilmente questa mancanza di interesse governativo era casuale, ma si inquadrava in un più. generale atteggiamento dell'opinione pubblica malamente informata e scarsamente impegnata su un simile tema. Se da un luto, infuni, i circoli nazionalìstici non mostravano in quel momento un particolare interesse ad una partecipazione dell'India alla determinazione del futuro assetto della regione, se d'altronde gli stessi ambienti finanziari nazionali non sembravano avervi più quelle aspettative di penetrazione economica che qualche anno primo il Banco di Roma aveva espresso, persino lo stesso ebraismo italiano si rivelava tiepido nei confronti dell'Idea sionista. Fu nel corso della guerra che il governo italiano senti la necessità di dovere affrontare i complessi problemi del