Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA FELICE
anno <1919>   pagina <666>
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666 E D. Spadoni
torno di questo Napoletano doveva aver luogo contemporaneamente all' arrivo nella città di Roma delle truppe del Ee di Napoli, le quali dovevan essere in sostegno dei congiurati detti Carbonari. Mi pare che questo Capitano m'indicasse la persona d'un Vescovo eh' è stato Segretario di Stato all'epoca del Re Giuseppe, chiamato, io credo, Capecelatro, arcivescovo di Taranto, e ch'egli mi aggiun­gesse che quello era alla testa dell' affare. E mi disse inoltre che la più parte degli ufficiali Napoletani era composta di congiurati detti Carbonari e che perciò le truppe avrebbero tenuto queir an­damento che gli ufficiali loro insinuerebbero. La prima volta che vidi questo Capitano fu nel mese di aprile 1813 a Piazza Colonna, nella quale occasione mi venne a domandar V elemosina. Bonfìli èj quello eh' era comandante della Piazza d' Ancona allorché la città fu occupata dai Francesi . 1
H Battaglia che, richiestone dall' autorità inquirente, aveva, nella sua vanità, esposto ben volentieri, sia pure a Suo modo, la storia della sua vita, nel penultimo interrogatorio non volle de­fraudarla nemmeno della notizia delle sue opere letterario. Ne aveva composta una, intitolata Linguitologia, o, com'egli spiegava, la Fi­losofia della lingua italiana su ciò che può esser di incremento alla
I 11 9 dicembre il Procuratore imperiale di Viterbo, inviando a quello generale di Roma l'interrogatorio del Battaglia, dice che è urgentissimo far arrestare a Roma gli individui che il Battaglia ha denunciato accennando ai complotti di Roma, e il 10 dicembre il Procurator generale presenta l'in­terrogatorio al Comandante Miollis osservando; Mi parrebbe estremamente importante che l'Alta Polizia subito prendesse conoscenza dei dettagli che il Battaglia dà sui tre partiti esistenti a Roma, di cui uno precisamente conta sulla presenza e il concorso della forza napoletana. Tutti questi dettagli non potranno esser messi nelle mani del sig. Rapportatore se non dopo che essa ne abbia preso conoscenza e concertato per l'eventuale arresto delle persone indicate>. Il Vescovo napoletano, di cui il Battaglia parlò nel suo interrogatorio come capo dell'affare dei Carbonari, era forse tutt'uno con quel Vescovo che, se­condo poi ebbe a scrivere nelle sue Memorie (pag. 97), avrebbe presieduto nella Loggia madre di Napoli un'adunanza di Massoni d'alta luce, da cui sarebbe stata istituita la Carboneria come bassa massoneria pel popolo, e di cui esso Vescovo sarebbe stato il primo gran Maestro, a detta di un medico dello stato romano, di nome Leopoldo, che era in grado sublime nella Massoneria, e secondo Gran Maestro nella Carboneria, e che il Battaglia incontrò nella sua prigionia a Capua nel giugno 1814, essendo quegli stato rilegato in quelle carceri dal Murat dopo il suo arresto a Firenze. Per quanto sia difficile sce­verare in siffatti racconti il vero dal fantastico, è degna di nota questa ver­sione circa l'origine della Carboneria.