Rassegna storica del Risorgimento
BATTAGLIA FELICE
anno
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1919
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pagina
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669
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Fu quando ad esso vinto restava, si può dire, il solo cuore intrepido, che nulla più vate, abbandonato dalla fortuna, e dal numero. Ih un tempo, nel quale essendogli forza di evacuare Italia tutta, si doveva presumere che lo facesse, ai figli suoi, per soddisfare dopo vinto quelle promesse fatte ad essi fra gli splendori de' suoi trionfi -Nò il tentativo poteva oltraggiare i vincitori suoi subentranti al suo luogo, perchè ne risultava ad essi un notabile utile di guerra. Perchè riposto espressamente nella volontà compiacente, nell'armi di loro. Se vi trovavano una fazione armata, non era per la ceoità HI resistere, ma pel solo fine di far trovar pubblico il voto d'avere finalmente, dopo tante sciagure, una patria . Egli ammetteva d'aver avuto nell'opera tentata un interesse suo molto notabile. Esso però consisteva nella sola gloria d'aver dato come primo la mano alla salvezza, alla gloria, d'Italia, alla pace di Europa, col sacrifìcio di travagli incredibili, della perdita di tutto il suo sangue o in un campo o in un palco... , palco ch'egli dichiarava di rimirare già e salutare pieno d'antica gioia coli'inno: dulce et decorum est prò patria mori .
Nonostante però gli atteggiamenti capsiosi realmente assunti dal Battaglia a suo sistema di difesa, noi crediamo che il suo sentimento d'italianità, sia pur inteso a suo modo, fosse in lui sincero. Egli fu bensì una testa balzana e vulcanica e irrequieta, ma altresì, come gli riconobbe lo stesso Orioli, un'anima di ferro , ossia un uomo di coraggio. E se anche fosse possibile supporre con 1' Orioli una mascheratura il semi-liberalismo a lui manifestato e un trucco di difesa .quello degl'interrogatori, non è del pari supponibile che il Battaglia avesse interesse a rappresentar ancora la commedia, dissimulando e mentendo ancora i suoi sentimenti, M anni dopo, allorché egli, ormai vecchio settantacinquenne, scriveva e pubblicava le sue Memorie. Nel 1847, mentre egli, pur facendo rilevare che non aveva mai voluto appartenere nò alla massoneria né al carbonarismo, ricordava però con compiacenza ed esaltazione e dava tutto il rilievo al suo unitarismo del 1812-13, si era in pieno idillio neo-guelfa,. ìfeno è ch'egli accennò oonv Sapore d'ironia al progresso ., cui dicevan d'ispirarsi i giornali romani di cflUei giorni, ma è anche vero che non bruciò nemmeno un granellino d'incenso al Pontefice riformatore che allora faceva andare in visibilio. Il Battaglia fu un malcontento per indole, ma anche per la ragione de' tempi. E se mostrò di non gradire gli pseudo-liberali governi stranieri, non fu nemmeu con-