Rassegna storica del Risorgimento
JACOBINI DOMENICO MARIA
anno
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1971
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pagina
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561
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Il card. Domenico M. Jacobini 561
Don Jacobini conservò la carica di assistente del < Circolo S. Pietro > fino al 1880. In quegli undici anni egli guidò la vita spirituale dei soci, ispirò le loro conferenze scientifico-letterarie, animò le loro fondazioni di carità ''eie loro pubbliche manifestazioni di religione e di fede, li sostenne nella difficile battaglia della stampa cattolica, favori l'istituzione di opere di educazione morale a difesa del popolo, assistette i pellegrini di varie nazioni nelle loro visite alle tombe degli apostoli non esitò, battagliero e vivace qual'era, a scendere in campo contro la rivoluzione > insieme con i suoi compagni di apostolato: nella famosa dimostrazione dell'8 dicembre 1870 in piazza S. Pietro, ricevette una stilettata nel collo.-'
Nel frattempo, il giovane sacerdote allargò l'orizzonte del suo apostolato. Fondato ed avviato il K Circolo S. Pietro , don Jacobini rivolse il suo pensiero al mondo operaio e, nel 1871, dopo aver raccolto notizie sugli antichi corpi d'arte e sulle condizioni attuali delle associazioni operaie in Belgio, in Inghilterra e in Francia si pensi in particolare all* Union des associations ouvrières > e alT Oeuvre des Cercles catholiques d'ouvriers sorte in Francia sul finire del 1871 per iniziativa di Maurice Maignen, Albert de Muti e La Tour du Pin 3'
1) Tra le quali, particolarmente importarne o significativa, quella delle cucine economiche. Le prima di queste cucine fa fondata nel 1877 su iniziativa di mons. Jacobini, Filippo Tolli, Attilio Ambrosino, Adolfo Silenzi e Federico Pliffer. (Cfr. C. L. MASETTI ZANNIMI, Il Circolo S. Pietro, cìt., p. 51 sg.). Di esse e della necessità della loro diffusione in Italia parlava Giuseppe Tomolo in una lettera scritta da Pieve di Solingo al conte Paganuzzi il 13 ottobre 1879: Si apersero già in altre dna (e negli scorsi anni, con poco felice sperimento anche in Venezia) cucine economiche pel popolo per commestibili sani e a mite prezzo. Ma si fondarono da filantropi non cristiani, da economisti, banchieri, talora da stranieri acattolici (come a Firenze), quasi sempre da uomini che non miravano più in là che a far l'elemosina del pane e della minestra, ma non ai fini spirituali più elevati che sempre ai collegano ad ogni atto di carità cristiana. Mi dorrebbe vedere risorgere simili provvedimenti nel prossimo inverno per opera di quegli uomini; e non dei buoni ed operosi cattolici, coordinando questo a tanti altri atti di rigenerazione popolare in senso veramente cristiano.
E l'esempio splendidissimo l'ha dato il Circolo di S. Pietro a Roma, fondando cucine economiche in parecchi rioni della città, con confortevolissimi risultati e con promesse di durare stabilmente. L'impianto non costa nemmeno due mila lire: si distribuiscono minestre a 10 centesimi e carne a prezzo eguale: si affida (possibilmente) la gestione della cucina a suore, e la presenza di suore e di nobili e pii giovani ebe da sé direttamente scodellano la minestra ai popolani, insegna a questi donde promani la vera carità, e quali siano gli uffici dei ricchi verso i poveri nel seno del cristianesimo vivente. Si fanno rispettare nei giorni di magro e di digiuno i precetti della Chiesa; ei recita in comune l'Angelus Domini al momento di incominciare la distribuzione del vitto, e si rammenta così donde venga supernamente il pane quotidiano. Infatti si ha un alimento dell'anima che si impartisce congiuntamente a quello del corpo: ed è quello che distingue la filantropia dalla carità. Io rimasi edificato, visitando appunto una cucina del Circolo di S. Pietro a Roma: e colà l'egregio signor Ambrosini [uno dei fondatori del Circolo romano] mi fornì indicazioni, ed anche un estratto di regolamento utilir-imo MI documento in CIMSEITB TONIOI.O. Lettere (raccolte da Cniao ANtr.niNi, ordinato e annotale da NKLI.O VIAN, I (1871-1895), Roma, Città del Vaticano, 1952, p. 69 sg.].
2) Per questa ed altre notizie cfr, A M. GHISAUIKIITI, Domenico Jacobini, cit.
*) Circa la fondazione dell'Artistico-Opcraia, non si hanno notizie di contatti diretti tra don Jacobini e i promotori dollc associazioni operaie francesi. Tali contatti, secondo Alcide De Gosperi, furono stabiliti soltanto nel 1875 quando il conte Ivert