Rassegna storica del Risorgimento

JACOBINI DOMENICO MARIA
anno <1971>   pagina <566>
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Mano Casella
intraprese dall'Associazione sotto la guida di don Jacobinf (dalle fiorenti scuole ideate ed attuate fin dal 1873*) alTiatituto per case economiche; dal fondo per gli infermi alla Divisione sanitaria , destinata ad assicurare ai soci l'as­sistenza medica gratuita; dalla convenzione stipulata con la maggior parte delle farmacie cittadine per offrire ai soci ed alle rispettive famiglie una sensibile ri­duzione sul costo dei medicinali, al Fondo cronicismo ideato a favore degli inabili al lavoro per anzianità o infermità; dalla fondazione di una cassa di mutuo soccorso, alla istituzione di un ufficio legale) per renderci conto della ec­cezionale vitalità dimostrata dall'Art istico-Operaia nei suoi primi decenni di vita. Se poi leggiamo la relazione svolta dal segretario Aureli nel 30 dell'As­sociazione, possiamo anche tradurre in cifre alcune di queste attività: dal docu­mento, infatti, apprendiamo che, tra il 1871 e il 1901, furono istruiti nelle scuole di mestieri 6000 allievi, 484.899 lire furono distribuite a sollievo di 21.184 infermi, 749 vedove e orfanelli furono soccorsi, 10.248 furono i soci che si iscrissero alla Primaria dalla fondazione, 66 furono le associazioni che l'Artistico-Operaia, nella sua qualità di Primaria > affiliò e raccolse sotto la sua egida in Italia e all'estero.2)
Certo, le attività cui si è fatto cenno rientrano più nel campo caritativo* assistenziale che in quello più propriamente sociale: 8) non sembra, pertanto,
mente aperta e geniale di Domenico Jacobini che, primo in Roma, raccoglie e unisce operai per compiere una proficua azione cattolica . (MARIO DE CAMIIXIS, H Cardinale Domenico Jacobini, in L'Osservatore Romano, a. LXXVDT (1937), 4 settembre, p. S).
ì) Ideatore di tali scuole fu il conte Vespignani, il quale, per le particolari con­dizioni di Roma dove non esisteva una grande industria, ma dove prosperava un fio­rente artigianato specialmente occupato in lavori d'arte, volle che le scuole avessero un carattere artistico, ma che l'insegnamento dell'arte mirasse a perfezionare il me­stiere dei singoli allievi. Fu costituita allo scopo una Commissione di vigilanza , con l'incarico di mettere a punto i programmi, di rivedere periodicamente il materiale didattico, di giudicare e premiare ogni anno i lavori degli alunni. Furono create due scuole: una per adulti (ragazzi dai 17 anni in su), ed una per ragazzi dagli 11 ai 17 anni. Nella scuola per adulti l'insegnamento era ordinato e ripartito in corsi uberi per il ramo artistico (ornato, figura, architettura), corsi per il ramo industriale (ragionerìa, francese, italiano, matematica), corsi complementari (lettura, scrittura, telegrafia, geo­grafìa, fisica e chimica), corsi obbligatori (religione e storia). La scuola per i giovani era divisa in quattro classi in ciascuna delle quali gli allievi apprendevano religione, materie elementari (lettura, scrittura etc.) e artistiche (disegno, ornato, geometria etc). (Per queste notizie cfr. il Bollettino dell'Arthtico-0'pernia, a. V (1880), 30 settembre).
2) La relazione in Bollettino dell'Artìstìco-Operaia, a. XXVI (1902), 15 gennaio. Tra le città che furono sedi di associazioni affiliate all*Artistico-Operaia ricordiamo: Alcamo, Ancona, Ariccia, Bagno cavallo, Casale, Castel Gandolfo, Castellammare di Starna, Cividalc, Civitavecchia, Collesano (Palermo), Colle Val d'Elsa, Fabriano, Gen­oano, Grot taf errata, Imola, Livorno, Maiano, Manzano (Udine), Mirabella, Monte Mi-leto, Monte Pondo Catone, Monterotondo, Napoli, Ni cosi, Padova, Palazzolo, Palermo, Pesaro, Porto S. Stefano, Frodila, Rocca Priora, Saluzzo, S. Francesco d'Alban (Ge­nova), Scandicd (Firenze), Secondigliano, Sorrento, Trivignano, "Odine, Verona, Viterbo, Zagarolo. Degno di ricordo è il fatto che associazioni affiliate vennero fondate anche in due città straniere: Lisbona e Salonicco (cfr. Bollettino dell'Artistico-Operaia, n. LX1I (1937), n. 6, giugno, numero del 00).
8) I cattolici dell'Ottocento non avevano idee abbastanza chiare sul concetto di < attività sociale ed erano portati a confondere ciò che rientrava nel campo del­l'assistenza e della carità con dò che, invece, si riferiva più propriamente alla sfera sociale. < Se per noi, ora ha precisato Angelo Gambasin la distinzione tra ì due