Rassegna storica del Risorgimento

JACOBINI DOMENICO MARIA
anno <1971>   pagina <579>
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1 cani. Domenico M. Jacobini
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gì intendimenti, ne disciplinava i modi >. ) Si deve a questa Bua funzione di saggio moderatore del pensiero politico che in seno a quel groppo di cattolici, la più parte giovani, si veniva elaborando > se questo movimento sincero e retto nelle intenzioni di molti e forse di tutti, non traviò, Be potè per alcun tempo, finché l'autorità suprema lo consenti, esercitare gli spiriti più volente* rosi e le menti più colte, senza uscire dai limiti di una pacifica e rispettosa discussione, se allorquando quel movimento parve alla suprema autorità inop­portuno, potè ad un tratto arrestarsi qui in Roma, senza che un atto, una voce, un cenno solo tradisse interne impazienze .2>
I conciliatoristi romani affidarono le loro speranze all'opera mediatrice di don Jacobini, il quale, già ben voluto da Pio IX che il 1 giugno 1874 lo aveva chiamato a ricoprire la carica di Sostituto della Segreteria dei Brevi,21' il 7 luglio 1877 lo aveva nominato Consultore della S. Congregazione delle Indulgenze e delle SS. Reliquie4) e il 2 agosto dello slesso anno lo aveva eie* vaio alla dignità di Prelato Domesticor,> diventò, sotto Leone XIII, uno dei personaggi più in vista della caria romana. Dal canto suo, don Jacobini, dive­nuto caldo patrocinatore della nuova idea ,u> offrì al movimento conciliato rista tutto il suo appoggio morale. Così, fu lui che nel febbraio 1879, allorché il padre Vasco e l'avv. Grassi vennero a Roma per abboccarsi con i capi del-l' Unione Romana e persuaderli ad agire insieme per ottenere l'abolizione del non expedit, presentò gli ospiti a Paolo Borghese e Paolo Campello e li pregò di aiutare i due amici in ogni maniera;7) e fu sempre lui che, nel 1880, nell'imminenza delle elezioni generali, partecipò alle riunioni di Palazzo Ferrajoli ed accettò di recarsi dal Pontefice per farsi portavoce delle richieste dei conciliatoristi: Ricordo racconta Filippo Crispolti, uno dei partecipanti a quelle riunioni che nel 1880, approssimandosi le prime elezioni generali dopo l'assunzione di Leone XIII, si riunirono in Roma nel Palazzo Ferrajoli parecchi uomini della mia parte, non solo candidabili, ma già designati a col­legi di riuscita sicura. Il solo che per età, a tacer del resto, non potesse aspirare alla deputazione era il sottoscritto. Seduta stante fu pregato mons. Jacobini di recarsi presso il Sommo Pontefice a chiedere che si degnasse rimuovere le dif­ficoltà. Dopo due ore di ansiosa aspettazione ritornò il prelato. Dal suo viso
-) CARXO SANTUCCI, Commemorazione..., dt, p. 10 sg. 2) CAIUO SANTUCCI, Commemorazione..., cit., p. 10 sg.
5) La lettera di nomina, firmata dal cardinale Anioneili, in ASV, Dataria, voi. 243, fase. 29, f. 660. In essa si legge, tra l'altro, che attese e duranti le attuali luttuose vicende non abbia egli [don Jacobini, n.d.r. né l'abitazione né una indennità qua* lunque per questo titolo .
4) La lettera di nomina, firmata dal cardinale Simeonl, in ASV, Dataria, voi. 243, fase. 29, f. 659.
B) La lettera di nomina, firmata dal cardinale Simeoni, in ASV, Dataria, voi. 243,
fase. 29, f. 658.
6) PAOLO CAMPELLO DELLA SPINA, Ricordi..., cit., p. 133.
7) PAOLO CAMPELLO DELLA SPINA, Ricordi..., cit., p. 133. Sn questo episodio e sulle conseguenti riunioni di Casa Campello: FRANCESCO MALCERI, Le riunioni del 1879 in casa Campello, in Rassegna di politica e storia, a. VI (1960), marzo p. 22 sg.; e giugno p. 6 sg. È interessante, inoltre, al riguardo, la foglia parsa che Carlo Santucci dedica all'aw. Grassi (cfr. CAHIIIELE PB ROSA, / conservatori nazionali, Bre­scia, 1962, p. 38).