Rassegna storica del Risorgimento
JACOBINI DOMENICO MARIA
anno
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1971
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Mario Casella
catastrofe. Tatto ciò diventa tanto più grave, in quanto si tratta di un patri* monio costituito col denaro di tutto il mondo cattolico. La conversione decretata è quindi una violazione d'interessi non particolari, ma generali . Don Jacobini proseguiva facendo notare ai suoi due interlocutori che con la conversione dei beni di Propaganda, il Governo italiano veniva a dar prova di non sapere o non voler adempiere all'obbligo preso in faccia al mondo, di garantire e tutelare il Papato nell'esercizio della Bua potestà spirituale. aggiungeva: Con la vostra guerra, voi costringete il nostro Istituto a ruggire via dall'Italia. Or questa fuga può avere conseguenze fatali per l'influenza poli, tica del nostro paese fuori d'Europa. Chi ignora infatti qual sia la forza della quale dispongono i missionari nelle contrade dove vanno? Quale è il Governo che non abbia bisogno di appoggiarsi su di loro nelle sue imprese lontane? Tutti i Governi, compreso il francese, anche all'epoca di Gambetta e dei famosi decreti, han compreso quanto importasse l'aver amica la " Propaganda ", sotto la cui dipendenza diretta stanno tutti i missionari. È strano che non si voglia riconoscere un tale stato di cose in Italia, dove nessuno può ignorare essere l'Africa solcata in buona parte da missionari italiani compatrioti. Il Governo sa che là, su quelle terre, l'Italia si trova in concorrenza con altre nazioni. Bisogna dunque procedere con ogni accortezza, cercando di aumentare, non alienarsi, le simpatie dei missionari cattolici. Perché dunque concludeva il prelato romano non appoggiarsi su loro e su quella influenza che la " Propaganda " vi possiede in gran copia? Certo né da noi né dai nostri missionari si useranno rappresaglie, perché i principi che professiamo non lo consentono; ma come impedire che la " Propaganda " debba sentire gratitudine e riconoscenza per coloro che la proteggono? Ora se da ciò risentirà, almeno indirettamente, danno l'Italia, di chi la colpa? La " Propaganda " non può prestare l'influenza sua a chi meglio le talenti; ma solo a coloro che secondano i suoi scopi .1)
Dice Edoardo Soderini che tali ragionamenti impressionarono il Crispi ma non riuscirono a dissipare la passione anticlericale dello Zanardelli; aggiunge, però, di aver saputo in seguito dallo stesso Jacobini come all'ultim'ora egli avesse appreso che, mediante un compenso ad una persona per la quale lo Zanardelli aveva molta deferenza, si sarebbe potuto probabilmente farlo piegare a salvare la " propaganda " : Io diceva don Jacobini stetti alquanto in forse, ma poi pensai che avrei agito scorrettamente se avessi usato di un mezzo poco degno per salvare una causa così degna .2' Sempre dal Soderini apprendiamo che il Crispi rimase assai grato a inons. Jacobini per la sua correttezza ed ebbe verso di lui tanta deferenza e fiducia che, quando il prelato fu mandato a reggere la Nunziatura di Lisbona, soleva spesso dire nei suoi colloqui con mona. Costantini: Che gran guaio che monsignor Jacobini sia stato mandato Nunzio a Lisbona! Se fosse qui, molte cose si appianerebbero facilmente.3'
l) Per tutte queste notizie arili vicende di f Propaganda Fide eh*. EDOARDO SODERINI, // Pontificato * cit, II. PP- 60-54.
2} EDOARDO SODERINI, // Pontificata..* ciu II, p. 63.
s) EDOAHDO SooBtti**!, // Pontificato..., eh., II, p. 63 sg. A confermare i buoni rapporti esistenti tra mona. Jacobini e Francesco Crispi negli anni di cui stiamo parlando c'è un biglietto (senza data, ma certamente scritto tra il 10 e il 15 dicembre