Rassegna storica del Risorgimento
JACOBINI DOMENICO MARIA
anno
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1971
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Mario Casella
fatta dalla circolare ai nostri giovani; essi si credettero ingannati, e senza sentirmi immediatamente e da loro scrìssero il telegramma e speditolo me lo vennero ad annunziare. Diasi loro che mi pareva troppo violento e che poteva darsi luogo a qualche spiegazione. Convennero ralla forma poco propria da loro usala, ma del rimuoverli fu nulla. Né credo che per ora possa farsi altro . Siccome sono sincero e molto più colle persone amiche e che stimo con tannava il cardinale Jacobini esprimendo il suo punto di vista sulla questione, così vi diro francamente che dopo la riunione fatta a Roma [si allude qui ad un incontro ristretto avvenuto qualche giorno prima che il Tomolo spedisse la sua circolare! con tanta cordialità, la circolare non va. Voi sapete che io tentai con quella riunione di rompere gli indugi che da qualche anno si frappongono alla fondazione di questa utilissima società scientifica, e che oramai si credeva rimandata alle colende greche. Tentai anche di vincere il regionalismo procurando che si stabilisse immediatamente la sede in Roma. Volendo portare anche questo centro d'azione nell'alta Italia, la eentrale Roma si piegherebbe a malincuore, e il Sud d'Italia e la Sicilia giammai. Ne hanno abbastanza dell'Opera dei Congressi. Sicché era mia intenzione convocare subito non i soli aderenti in Roma, ma tutti gli aderenti d'Italia e questo che ora voi dite aver fatto non era chiaro e offese i nostri giovani. Poi l'aver lasciato la nomina della Presidenza al Congresso è una concessione troppo grande al Nord d'Italia ed espone il Centro ad avere una Presidenza che non risiederà in Roma. Voi siete indispensabile come Presidente, ma potete venire con facilità. Ma il Vice Presidente deve essere della Regione centrale o vicino a Roma e residente nella città (...). Dare dunque una nomina della Presidenza nelle mani degli uomini dell'Alta Italia, non può andare. Al contrario ove fatta la nomina in Roma (...) tutti si sarebbero quietati. Quanto a me, oltre che ora è inutile che scriva a Padova [a mons. Callegari vescovo della città] o all'altro Vescovo [a mona. Riboldi di Pavia] non potendosi per ora far nulla, credo che non possa mai officialmente intervenire in questa faccenda e anche officiosamente con molta cautela. Abbiamo un cardinale Prefetto degli Studi [il card. Francesco Satolli] che s'interessa di qneste cose e ciò mi mette in gravi difficoltà. Qui mi dicono già uno che voglio interessarmi di tutto le cose quantunque ciò non sia vero, e pure ciò si fa credere in alto. Fuori dunque di buoni consigli poco potete sperare da me >. Tornando poi alla seduta intimata colla circolare proseguiva il prelato romano criticando il documento del Toniolo e prendendo le difese del gruppo romano anche il primo articolo dell'ordine del giorno, dopo tanto discutere ci rimetteva ai piedi dello Statuto di Milano che si dice già approvato provvisoriamente colà. Questo non intendevano qui ma che si approvasse colle modificazioni introdotte. Mi pare che Barebbe stato meglio parlar chiaro a noi su tutte queste cose e sopra una situazione già fatta e cui ci toccava essere subordinati. Allora i nostri o si sarebbero tratti indietro a tempo o almeno si sarebbe discusso su questo . Posto ciò concludeva il card. Jacobini qual consiglio darvi? Far la riunione domenica mi pare impossibile. Io non posso Imporre a questi giovani di ritirare lo dimissioni. Essi sono troppo fermi in questo. Dichiarano che aderiranno all'opera quando sarà costituita, ma non faranno altro. Rimettere tutto al congresso di Como potete farlo, ma avrete il disgusto di tutto il resto d'Italia. Può essere però che Dio benedica la cosa e alla fine tutto vada bene. Del resto altro spediamo per