Rassegna storica del Risorgimento
CODIGNOLA ARTURO
anno
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1971
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pagina
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618
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AMICI SCOMPARSI
ARTURO CODÌGNOLA
Quando, il 17 febbraio 1969, Emilia Morelli parlò alla Terrazza Martini di Genova su Mazzini in Inghilterra, Arturo Codìgnola volle essere presente. Da tempo la malattia lo aveva costretto all'isolamento: raggiungeva a stento la sua ricca biblioteca e per qualche ora viveva in mezzo ai suoi libri, tentando di continuare (almeno idealmente) quel lavoro che per alcuni decenni era in lui naturale impegno di umanità e di ricerca. Quando noi del Comitato di Genova eravamo andati a trovarlo, nella primavera del 1968, per recargli le prime copie della miscellanea storica pubblicata in suo onore* provammo il dispiacere di vederlo confinato in una situazione disagevole: i limiti pratici della sua realtà di malato erano in pieno contrasto con la gioia interiore che rivelavano i suoi occhi; con il sorriso che improvvisamente illuminò il suo volto ormai pallido e talvolta assente. Uscimmo da casa sua con l'anima colma di mestizia; il cuore ci diceva che forse non lo avremmo rivisto mai più. La venuta della signorina Morelli a Genova ci fece anche il dono di portarlo ancora una volta tra noi (e fu davvero l'ultima per chi scrive e per gli altri amici). Esprimeva un grande significato hi presenza di Codìgnola alla Terrazza Martini: fu l'ultimo suo attestato di cordiale amicizia per Emilia Morelli, il suo ultimo ossequio agli studi mazziniani, il suo commosso omaggio di vecchio socio al nostro Istituto.
Con la scomparsa di Arturo Codìgnola la cultura ligure ha perduto una personalità di sicuro rilievo. Da diversi anni, purtroppo, era costretto al silenzio; il suo nome non figurava più nelle riviste e nei quotidiani. Quando, il 5 gennaio scorso, si seppe della sua morte, non pochi tra i suoi allievi e conoscenti avevano di lui un ricordo che pareva venisse da tempi più lontani. Tutti però
10 rammentavano con simpatia perché era un uomo buono, comprensivo, paterno. Credo che nei vent'anni circa che insegnò alla Facoltà di Lettere dell'Università e all'Istituto Universitario di Magistero di Genova non abbia mai riprovato nessuno a meno non vi fosse costretto da una schiacciante impreparazione (ma credo che abbia sempre, semmai, pregato lo studente di volersi ritirare). Comprensivo e paterno: e questo è il più bel titolo a sua lode da parte degli allievi, che trovavano anche in lui un uomo di buon senso. Non era un professore dotato di eloquenza o dalla parola facile, dalla personalità affascinante, dai modi ricercati; era invece semplice, affabile, gioviale, dovunque, all'Università come all'Istituto Mazziniano. Parlava quasi sottovoce e la sua parola non era ornata, ma concreta, nel senso che il suo modo di spiegare derivava soltanto dalla convinzione di quello che diceva, dall'esperienza di chi a lungo aveva esaminato documenti, di chi era abituato a distinguere il vero dal falso.
11 direttore dell'Istituto Mazziniano si armonizzava con il docente di storia del Risorgimento: al museo e all'Università si scopriva in lui la stessa unità metodologica, perché il suo discorso tendeva all'evidenza, come se avesse sempre lo sguardo fisso ai cimeli e ai documenti che da molti anni aveva familiari. La 6ua lezione, che non sonava come esigenza di stile oratorio, era colloquiale, spinta alla ricerca di un dialogo che avrebbe poi dovuto fiorire nella coscienza del discente. Con Codìgnola gli studenti si trovavano bene perché con lui bastava