Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE BIBLIOGRAFIA; GARIBALDINI BIOGRAFIE
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1971
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Di una buona bibliografia
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e più aperti del Risorgimento, senza nulla concedere al qualunquismo retorico e apologetico di una storiografia abitudinaria, non eaitava ad accettare ridenti* Reazione popolare dei protagonisti della rivoluzione nazionale italiana, non solo, ma a valutare particolarmente l'opera del re sabaudo. Insomma, Mazzini Garibaldi, Cavour hanno fatto lltalia una: ma chi permise loro di farla fu Vittorio Emanuele II. Se il re a un certo momento si fosse impuntato la faccenda si incagliava: poteva anche riprendersi, ma per altri versi e modi imprevedibili .1) E, forse, di tutti quei protagonisti colui che meglio seppe comprendere il sovrano fu proprio l'uomo che, cent'anni fa, sulla scheda del censimento ai definiva Giuseppe Garibaldi, di professione agricoltore >. Perché, nonostante gli urti, le amarezze, le delusioni, le notevoli, diciamo pure, prove d'ingratitudine, il Nizzardo nutrì sempre simpatia ed affetto per quel re col quale aveva, come uomo, tanta affinità. Garibaldi ho detto altra volta non fu mai un ideologo: il suo pensiero è semplice e lineare; il suo scopo è la libertà d'Italia, e per lui la libertà è tutto, indipendenza, unità, costituzione. La forma istituzionale, invece, lo interessa meno: se non la considera contingente, ritiene se ne possa rinviar** la definizione ad altro tempo. Ma avete mai inteso che io appartenga a qualche partito? Io ho sempre inteso di appartenere alla nazione italiana . Il grido del '65 e Aspromonte è ancora vivo nel ricordo tormentoso è il credo di tutta la sua vita. Non aveva detto, tornando in patria nel '48, Pio IX e Carlo Alberto mi rappresentano Iddio, e non avrò ribrezzo ad adorarli se faranno il dover loro ? Questo è il limite: se faranno il dover loro. Differenze di pensiero religioso e di regime politico perdevano valore ai suoi occhi quando si trattava di agire per l'Italia. Più tardi non esiterà ad affermare di essere addirittura disposto a seguire per tal fine anche il diavolo.
L'uomo che in un memorandum alle grandi potenze riassumeva, nel 1860, il suo programma ideale in tre punti fondamentali : disarmo universale, confederazione europea, unità della famiglia umana e, quindici anni dopo, si di chiarava per l'arbitrato internazionale, cioè per l'assoluta abolizione della guerra tra le nazioni, poteva salutare a Londra nel 1864 quale maestro Mazzini: Ei solo era desto quando gli altri dormivano; ei solo nutrì la sacra fiamma , ma, in realtà, nonostante tutto, gli era più facile andar d'accordo con il monarca. Non arriverà, in una lettera a Umberto I, all'indomani della morte di Vittorio Emanuele, rievocando l'amicizia con il padre, ad affermare che il sovrano era repubblicano come me, tanto da portare inciso sulla spada: Viva la Repubblica? Sedici anni prima Massimo d'Azeglio aveva brontolato con l'amico Per* sano: si parla di un certo brando sul quale si legge: Viva la Repubblica! e vivazza! per quel che ci guadagno io a fare il cortigiano.. Ma, a parte il
1) // maestro di Vittorio Emanuele, iti Spiriti e figure del Risorgimento, Firenze, Le Mounier, 1962, pp. 283*286. L'Articolo era apparso prima, nel 1951, ne La Stampa. Non ai dimentichi quanto ricorrili Herzen di un suo colloquio con Garibaldi nel 1854. Le masse italiane, io le conosco meglio di Mazzini ; ho vissuto in mezzo a loro, la loro vita. Mazzini conosce l'Italia colta e ne domina gli spiriti, ina con essi non si mette insieme un esercito per scacciare gli austriaci e il papa; per lo masse, per il popolo v' una sola bandiera: l'unità e la cacciata degli stranieri, E come si può arrivare a ciò se ci ai tira addosso Punica forte monarchia italiana; la quale, poco importa per quali motivi, è disposta a impegnarsi per lltalia e ha paura... H giorno in mi quel giovanotto ere fiera d'esser più vicino agli arciduchi che a noi, le sorti iPltuIia s'incepperanno per una o per due generazioni! >, AI.KKSÀNOH t. HEHZEN, Passato e pensieri, Torino, Einaudi, 1949, pp. 272*273.