Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE BIBLIOGRAFIA; GARIBALDINI BIOGRAFIE
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1971
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Di una (mona bibliografia
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tana, rinveniva furente urlata da Garibaldi alle schiere dei fuggiaschi : Prima ai scappare, voltatevi almeno a vedere chi vi insegue, vigliacchi ! , e il disperato grido di Stefano Cangio : Per chi vuol farsi ammazzare* generale? Per chi? J>. n II Governo non c'entra: nessuno si è sentito di ficcar lo viso al fondo nel dramma di Mentana, la grande crisi del garihaldinisrno. Gli Italiani, sempre più indifferenti alla politica del governo, non protestarono , lo dica pure il dottor Campanella, se gli fa piacere, ma io non insisterei sulla indifferenza alla politica del Governo , mi domanderei piuttosto se non sia il caso di riconoscere che le nuove generazioni, all'infuori di alcune grandi date e di alcuni grandi eventi, sentono meno il richiamo di certe ricorrenze. Garibaldi resta. ancora Garibaldi, ma l'esigenza di una rievocazione di ogni momento della sua pur straordinaria esistenza, di ogni aspetto della sua eccezionale personalità non è più. condivisa da tutti (un tutti, s'intende, che ha avuto sempre qualcosa di ottimistico). Sono passati i tempi dell'ossequio al maggiore Plona dei Mille , della ammirazione bambina per la ferita del sor Ulisse di San Quirico d'Orcia, delle corse disperate di mio zio e dei suoi amici per non perdere il treno che doveva consentir loro, nel 1907, d'imbarcarsi a Civitavecchia per Caprera, del festoso accorrere nel 1910 a salutare gli ultimi dei Mille ,s) della commozione per la morte sulle Argonne dei rossi voionlari Bruno e Costante.
Lo stesso Campanella, del resto, si è reso conto (pp. XVI-XVII della Prefazione) della diminuita intensità del mito, soprattutto per l'abuso che del nome e dell'immagine dell'eroe hanno fatto i partiti politici, rivendicando tutti alla propria causa quel nome e quell'immagine. Ha detto molto bene in un suo recentissimo volume Giovanni Spadolini: Garibaldi sopravvive quasi esclusivamente in virtù di una dimensione populista e retorica: per quel tanto di Che Guevara che è in lui, che tocca le vene di una protesta insieme libertaria e nichilista, che sollecita fermenti di volontarismo e di irrazionalismo che sono permanenti nella storia italiana e che spiegano tante degenerazioni del garihaldinisrno, dallo sfruttamento fascista a quello del Fronte popolare nel 1948 . D'altro canto, la crisi non investe solo il mito garibaldino. Lo stesso Risorgimento è destinalo a diventare sempre più tema storico e sempre meno motivo ideale. Sia pure con le dovute eccezioni, il suo valore di mito è legato alla sopravvivenza della generazione della guerra '15-18, quella che fu definita, appunto, l'ultima guerra del Risorgimento.
Nel volume di Spadolini possiamo leggere qualche cosa che ci conferma in questa malinconica previsione. Certe assenze sono ingiustificabili, certi silenzi colpevoli. A Milano, al congresso nazionale per la storia del Risorgimento, mentre alla piccola Scala echeggiava la parola di uno degli ultimi grandi spiriti della tradizione cattolico liberale, di Tommaso Gallarati Scotti, il presidente dell'Istituto ... poteva giustamente ricordare che nel 1948, in quella stessa occasione,
*> Ved. RAMILI, Con Garibaldi ecc. rit., pp. 269, 273-274. Cfr. con P. ZAMA, Mon-terotondo e Mentana nelle memorie del capitano garibaldino Giuseppe Liverani, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Provincie di Romagna, n.?., voi. XX (1969), pp. 455-480. Amare e gravienine le accuse di Garibaldi alla mazzineria , alle mene mazziniane in Memorie dt., pp. 400-403, oggi ne Le Memorie di Garibaldi nella redazione definitiva del 1872, in Edizione Nazionale degli scritti ài Giuseppe Garibaldi, Bologna, Cappelli, 1932, voi. HI, pp. 345-545. Quei vigliacchi, secondo Garibaldi, sarebbero etati tremila.
2) L'ultimo è stato il cav. Egitto Strutti, spentosi novantunenne a Genova, il 2 novembre 1914, ved. Rassegna ri., n. XXI (1934), p. 1478.