Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE BIBLIOGRAFIA; GARIBALDINI BIOGRAFIE
anno
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1971
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pagina
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642
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LIBRI E PERIODICI
FRANCESCO BRANCATO, Viro nel Risorgimento; Palermo, Fiacco vie, 1969, in 8", p. 233. L. 2.500.
Scrìvere sul Risorgimento, significa non solo parlare di battaglie, cospirazioni, martirologi, ma anche di nuova cultura, cioè di nuova letteratura e nuova filosofia.
Si può ben dire che Vico fu l'ispiratore dei patrioti napoletani dell'ultimo decennio nel XVIII secolo come: Cuoco, Lonionaco, Salii, Caldi, ed accompagnò idealmente la marcia trionfale dell'idea unitaria durante il XIX secolo, fornendo agli Italiani un motivo di orgoglio nazionale connesso con il rinnovato studio della storia, come a suo tempo aveva ammonito Ugo Foscolo nella sua orazione del 1809.
Il Brancato in questo saggio ha tracciato un'interessante panoramica dei richiami vichi ani nell'Ottocento che, pur restando nei limiti storiografici di tipo crociano, può essere considerata un valido contributo per una maggiore conoscenza del grande pensatore meridionale, che tutt'oggi è ricercata attraverso studi e congressi storici e filosofici.
Oltre ad esporre argomenti noti come le critiche vicinane di Cuoco, Romagnosi, Cattaneo e Ferrari, l'autore assai opportunamente si è occupalo del contributo di scrittori poco conosciuti come lo Jannelli, il Ricciardi, il Baldacchini, il Cartiglia, per finire con l'Amari, con i grandi pensatori cattolico-liberali, con il Mancini ed il D'Ondes Reggio. N'è risultato un caleidoscopio di interpretazioni, di collegamenti politici e culturali degni d'essere ricordati brevemente, incominciando con coloro che per primi raccolsero l'insegnamento di Vincenzo Cuoco e degli altri già citati.
Lo Jannelli pubblicò a Napoli nel 1817 nn saggio Sulla natura e necessità della scienza delle cose e delle storie umane sostenendo in polemica con il Delfico l'utilità della storia, ritrovandone le radici nel bisogno di conoscere, profondamente radicato nell'uomo; giunse a vaticinare che il suo sarebbe stalo il secolo della storia.
Tralasciando il panegirico del Rocco (1844) è giusto menzionare la rivista II progresso delle scienze delle lettere e delle arti, diretta dal barone Giuseppe Ricciardi (di seguito dall'economista Ludovico Bianchini). Essa esercitò un'influenza sulla cultura napoletana in senso storicistico, come dimostrò l'eco che ebbe lo scritto programmatico di Saverio Baldacchini* in cui si controbattevano le incaute affermazioni del Coosin circa il poco spazio che l'elemento politico, l'arte, la filosofia e specialmente la religione avrebbero avuto nella Scienza Nuova .
Poco noti sono altresì i contributi che in Sicilia diedero intorno al nostro autore il Castigliu, il Perez, l'Amari, ribadendone specialmente l'italianità e contrapponendo questa alla dilagante cultura filosofica e storica d'oltralpe, specialmente di stampo germanico.
Vico diventava eoa sempre più marcatamente una bandiera della rinascita della civiltà nazionale, cioè della riscossa contro il palese provincialismo degli Italiani ed il loro senso d'inferiorità verso l'Europa. È ben noto come questa presa di coscienza fosse a monte del riscatto politico e militare che si chiama Risorgimento.
In questo quadro si capiscono meglio i motivi fondamentali dell'opera di Rosmini e Gioberti, propugnatori di valori ch'erano inseparabili da una valutazione vicinami della storia e del glorioso passato italico. Il primo vide nel corso delle cose umane un'intrinseca legge razionale di sviluppo e nella Chiesa una missione civilizzatrice e per quest'ultimo punto fu attaccato aspramente dal Castiglia, dal Mamiuni, dal Ferrari e da tutti gli autori che si ricollegavano alla interpretazione del Romagnoli attenendosi ad ideologie liberali o radicali; diede in ogni caso un contributo personale alla diffusione del Vico (si ricordi lo sua Filosofìa della politica) e nel caso della sua battaglia contro reazionari passatisti. U Balbo che segui il filone cattolico