Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE BIBLIOGRAFIA; GARIBALDINI BIOGRAFIE
anno <1971>   pagina <650>
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Libri e periodici
Già da quéi promettenti inizi, salutati da speranze por l'avvenite del l'intera peni Sola, emerge tuttavia una caratteristica e ricorrente accidia dei sovrani borbonici, sciolta dalle accentuazioni caricaturali e polemiche, lumeggiala e comparatiti in efficace chiaroscuro, coi risvolti dì vivacità nel carattere dei re, coi loro rilanci d'iniziativa, con gli antidoti di una pedantesca cura dei particolari, col sentimento più geloso ed ombroso che non costruttivo e saldo della dignità regale, con gli speazzi dì un'intelli­genza scettica ed arguta, che in fondo si limitava nel limitare lo possibilità altrui e che ci si rivela incapace di elevazione e penetrazione.
L'autore, navigando lungi dalle opposte sponde della condanna e della riabili­tazione, dà giustamente la priorità alla comprensione dei suoi personaggi, connessa con la comprensione dell'ambiente in cui hanno operato, mettendo in rilievo dunque, insieme coi loro limita, anche quelli di larghe zone della borghesia, la classe comune* mente ritenuta all'avanguardia, la quale si era formata nel Mezzogiorno dalla matrice feudale e crebbe ai margini e tra i residui del vecchio sistema, con l'aggravante di turbare con. la sua avanzata il precario equilibrio delle plebi agricole.
Rotto tale equilibrio dall'affrancazione della proprietà borghese, non subentrò d'altronde ài ricambio dell'occupazione industriale, agendo più che altro in questo campo, con raggio non esteso, l'iniziativa statale, fin da allora necessaria al decollo meridionale, ed il capitale straniero.
Mancando di una dinamica spinta economica al progresso e alla formazione di un mercato nazionale, l'autentico elemento propulsivo del Sud era di natura intellet­tuale e culturale, ma i Borboni non rinsaldarono più con esso i rapporti troncati nella drammatica fine del Settecento ed anzi si può dire che si acuì in loro polemicamente la propensione all'incultura e alla volgarità.
I Borboni non furono, infatti, in generale inclini allo studio e al raffinamento intellettuale e in un punto del libro l'autore lamenta die perfino Tanucci abbia fatte poco per migliorare la formazione di Ferdinando IV; ma la collaborazione con uno classe colta è possibile, al limite, anche per un re o un capo personalmente ignorante, quando abbia in comune con essa un orientamento di spirito o dei moventi sentimen­tali o una scelta di civiltà, a monte delle stesse elaborazioni culturali. Si può fare l'esempio dei Savoia ed in particolare di Vittorio Emanuele II, nel quale la cultura era certo limitata ma agiva una tensione romantica al rischio, all'allargamento degli orizzonti, alla riscoperta della regalità nella dimensione di una patria più grande, più intensa e nella stimolante trasformazione costituzionale dello Stato.
Fu questo comune fermento che consentì alla monarchia piemontese, pur in parie ritrosa nella sua rigidezza subalpina di collaborare con le classi colte nell'alveo del liberalismo moderato.
Ebbene vi fu analogamente una certa disponibilità dei Borboni al rapporto con la cultura, ma in una precedente fase storica, che è quella riformistica del Settecento, quando potevano intenderla come un'illuminata consulenza di circostanziati contributi e di rispettosi suggerimenti, nell'orizzonte circoscritto e un po' idillico di un Meri* dione che veniva gradualmente in avanti, fasciato dall'equilibrio europeo delle soli* darietà dinastiche, sul piano del progresso economico e errile, senza tensioni verso la nazionalità e verso la libertà.
Poi le Bcosse rivoluzionarie decisero la separazione e i sovrani, salvo qualche nuova ripresa di innovazioni tecniche, si irrigidirono sulle caratteristiche posizioni del loro conservatorismo rozzo e filoplebeo.
La più energica opera di sfondamento, in cui il potere regio agi d'accordo non solo con gli intellettuali, ma con la nobiltà e la nascente borghesia agraria, fu intra­presa sotto Carlo, Il primo sovrano borbonico di Napoli, nel settore della politica cccl elianti cu, dove s'infranse la straordinaria potenza terriera del cloro, mentre un complesso di riforme recava un'impronta di razionalità nell'organiszazione dello Stato ed un compie** di costruzioni, abbellimenti, manifestaziani artistiche, conferivano un tono di distinzione e un'attrazione europea alla vita napoletana.
L'istituzione delle segreterie di Stato sognò una svolta nei metodi di governo e Ja formazione di una burocrazia moderna.