Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE BIBLIOGRAFIA; GARIBALDINI BIOGRAFIE
anno
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1971
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659
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Libri e periodici
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La svolta di Londra in senso filoitaliano hi compi, in effetti, nel momento in cui fu più utile, quando l'armistizio dì Villafronca cominciò a chiarire i limiti del sostegno francese al Risorgimento e addirittura la funzione frenante di Napoleone III. Il governo liberale Palmerston-Russell, successo al Derby nel giugno 1859, già propenso per orientamento ideologico a favorire la causa italiana, vide in essa svilupparsi con gli eventi del 1859-60 al centro e nel sud, un'autonoma vitalità, che costituiva l'antidoto e la garanzia contro i disegni espansionistici francesi.
L'altro antidoto, ma in chiave di restaurazione, era costituito dall'Austria, che concordava con Parigi per l'Italia una soluzione di compromesso, travolta dalla spinta vitale del Risorgimento; i mutamenti rivoluzionari italiani, cancellati nel passato da congressi internazionali e da interventi militari, risultarono questa volta irreversibili, controllabili soltanto da una forza conservatrice locale, ad essi dialetticamente connessa nella convergenza delle finalità nazionali.
Dai mutamenti dunque emergeva la trasformazione dello Stato sabaudo, che, da regionale subalpino, facendosi nazionale e mediterraneo, compiva, con le nuove dimensioni, un salto qualitativo sulla scena internazionale, quantunque dovesse pagarlo con un temporaneo isolamento per averlo conseguito contro le regole del giuoco dei grandi. 1 fatti compiuti del 1859*60 e le nuove acquisizioni del 1866 e del 1870, agendo nei tempi lunghi, preparavano al nuovo organismo un diverso peso nei rapporti con la pentarchia delle potenze europee, che accennava ad articolarsi in esarchia, specialmente riguardo alla questione d'oriente, già aperta alla vecchia diplomazia piemontese.
Ai problemi orientali (principati danubiani, disordini in Libano, insurrezione cretese, ambizioni al trono di Grecia, indipendentismo serbo) fece frattanto riscontro una continuativa crisi al centro d'Europa, dai fatti di Polonia del 1863 al conflitto per i ducati danesi, di cui l'opera bene illustra i precedenti e le fasi, ed al conflitto austro prussiano, coincidente con la terza guerra d'indipendenza, quindi dalla controversia per il Lussemburgo fino alle soglie del conflitto franco-prussiano.
In polemica con le stroncature dello storico inglese A. J. P. Taylor, Cialdea induce, attraverso la propria analisi, ad un apprezzamento positivo della linea elaborata dalla diplomazia italiana di fronte ai complessi sviluppi europei, mentre negativo è il giudizio sulle interferenze della politica personale del sovrano.
Interessano, tra l'altro, in questo panorama, i sondaggi italiani nella terza Germania, cioè tra gli Stati tedeschi minori, di Ironie al pericolo di una garanzia prussiana all'Austria per il Veneto in cambio dei ducati danesi, veramente grave per l'Itali a, che lo vide tuttavia presto scongiurato, acquistando la regione proprio attraverso l'alleanza con la Prussia.
L'efficienza bellica prussiana nel conflitto del 1866 sconvolse le previsioni e le mire della Francia, le cui richieste di compensi ripiegarono sul Lussemburgo.
La nuova questione attrasse l'intraprendeme sforzo di partecipazione e di mediazione delllialia, che fu ammessa alla conferenza di Londra ( 7-11 maggio 1867), dove venne stabilita la neutralizzazione del granducato.
Con questa presenza, l'Italia, frustrato peraltro nella sua aspirazione saliente a Roma capitale, entrava veramente nel concerto europeo; ma vi entrava all'ultima scena, perché nei decenni e-ucceasivi esso fu compromesso dalla rigidità delle alleanze e dall'esaurimento di quella flessibilità, che - - dice l'autore - - ne era stata l'anima.
Si potrebbe aggiungere che una dose di flessibilità fu recata, in fondo, con la sua successiva politica estera, proprio dall'Italia, sia per la complessa scelta delle sue collocuzioni, combattuta la diverse motivazioni, che come frutto dell'affinamento diplomatico, studiato in questo libro.
Segnalo ancora l'i ut eresse di alcune figure di diplomatici, come V. E. d'Azeglio ed Edoardo de Launay, di cui ai sarebbe tuttavia gradita una ricostruzione di personalità, al dì là delle puntuali posizioni nei vari momenti della loro carriera. Cosi pure e solo in parte realizzato il confronto tra le evoluzioni interne delle potenze e la loro politica estera, che presenta comunque pagine Interessanti: va, in proposito,