Rassegna storica del Risorgimento
NAPOLEONE I
anno
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1920
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pagina
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13
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i/OFFERIA DEL TRONO D'iTAlilÀ A NAPOLEONE 1, ECO. 13
De Laugier racconta ohe dopo il maggio 1811 il suo antico generale, Ii.echi, gli confidò : <c Vasta congiura ferre per tutta Italia cui prendono parte il maggiore numero di uomini grandi e gli ufficiali dall'antico esercito ; essi hanno giurato creare Napoleone imperatore d'Italia o ne hanno'ricevuto MiM É consenso. Fra poco ei sbarcherà in Genova con i suoi grogmrda della vecchia guardia (1). Il De Laugier aderì a la congiura, ma qualche mese dopo, a la une del novembre, il generale austriaco Bellegarde la scoprì e fece arrestare e sottoporre a processo i capi.
Gli stessi autori dell'indirizzo a l'imperatore dichiarano in quello scritto ardila e perigliosa l'impresa cui si accingono : ma chi consideri ranimo delle classi dirigenti italiane di allora ed il lascino che ispirava negli eserciti di Francia, della Lombardia e ili Napoli il nome dell'imperatore, la devozione di essi alla sua persona dovrà necessariamente ravvisare nell'iniziativa dei poeh* radunati, di Torino un grande idealismo ma- in pari tempo il pensièro di uomini di alto intelletto perfettamente consapevoli delle condizioni politiche italiane.
L'opuscolo, tanto nelMone francese che in quella italiana, riferisce che l'imperatore avrebbe dato ' suo assenso a la proposta con nobili parole rivolte a due degli adunati del maggio 181é. Egli .avrebbe, tra l'altro, detto loro : Io farò dei differenti popoli dell'Italia una sola nazione : imprimerò loro l'unità >É eostùnH, che ad essa manca e questa sarà l'impresa più difficile che mai abbia tentata... Fra venti anni l'Italia avrà trénta milioni <É .licitanti ; allora essa sarà la più potente nazione dell* Buropa, altrettanto inaccessibile alla invasioni quanto la Russia. Noi GÌ asterremo dalla guerra di conquista : ma avrò un esercito bravo eortei- io -scriverò sulle sue bandiere la mia divisa della corona di 'fDiu0 0 citò. IU gogiil niuno oserà farlo. Dopo essere stato Scipione e Cesare inJaueiaysarò Camillo a Roma: lo straniero cesserà di calpestare Gatìrpi doglio e non vi ricomparirà mai più .
Che l'imperatore sapesse di quell'iniziativa non è a dubitare, né, a quanto mi sembra, alcun storico lo contesta. L'Houssaye accenna che l'andirivieni continuo di italiani,più omeno sospetti, a l'Elba, le relazioni dell'isola con le rwMfttedi Bologna, di Reggio, di Genova e di Milano, ove si preparala um setottiione generate dell'Italia al grido
p'ioi tAUQiE, opera citala s Pt W ? i* non (lesiSfla ohiara* monte la data di tale confidenza.