Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE BIBLIOGRAFIA; GARIBALDINI BIOGRAFIE
anno <1971>   pagina <667>
immagine non disponibile

Libri e periodici
667
mentale che la riforma presupponeva, come per la particolare importanza che l'ingresso di Giolitti venne ad assumere nei confronti della gestione trasformista del potere e dei suoi riflessi sol Piemonte meridionale.
Senonché proprio qui sarebbe stato opportuno che l'A. avesse delineato quanto meno una preistoria dell'atmosfera polìtica che accoglie rinnovamenti cosi profondi e vi reagisce con atteggiamenti duraturi e complessi. È l'eredità della Sinistra subalpina più o meno rattazziana, e spesso dilagante fino all'estrema, insomma, ciò che è in gioco nelle Provincie meridionali del Piemonte sullo scorcio degli anni ottanta, una corrente ideologicamente e socialmente vicinissima a tradizioni democratiche transal­pine, che si è riconosciuta ma non si è mai identificata col Cavour, che è riuscita a divaricarsi col Lanza e col Valerio in prospettive destinate a fruttificare a lungo negli anni della Destra al potere, che si è caratterizzata a sinistra in forme critiche tecnici-stiche ed ideologizzanti che hanno avuto nel Saracco e nel Coppino i loro portavoce, non mancando di soverchiare l'originario (e durissimo a morire) municipalismo pre-cavouriano in larghe risonanze nazionali.
Nell'opera del Mola questa preistoria non c'è, neppure sommariamente, e la deficienza è notevole, sia per la mancanza di lavori integrativi al riguardo, sia soprat­tutto perché i due ultimi personaggi, quanto meno, e con loro un'analoga personalità torinese nel complesso assai affine, Tommaso Villa (a non parlare del Brin, ohe forse costituisce un caso a parte) hanno contribuito potentemente a sfumare sino alla fine dell'Ottocento la temperie giolittiana dell'opposizione subalpina in forme tradizionali post-unitarie atte a chiudere una battaglia ed un'evoluzione di tipo risorgimentale più che a dischiudere le nuove lotte del lavoro venute in essere col Novecento.
Comunque ciò sia (ed avvertendo che l'A. ha in preparazione un volume spe­cifico sulla classe dirigente giolittiana, con tutta probabilità esaustivo di problemi che l'angolatura giornalistica non riesce a districare sufficientemente) il 1882 non è che la conferma di un costante atteggiamento critico che Cuneo ed Alessandria hanno man­tenuto nei confronti del potere centrale quanto meno a partire dal 1865 (e quest'ispi­razione schiettamente proprietaria, antifiscale e decentralista, analoga a quello della Sinistra meridionale, da parte dell'opposizione subalpina, conferma la necessità di risalire ben addietro nel tempo per comprendere l'exploit giolittiano e la sua rapida successiva evoluzione sulla sinistra antitrasformista). Protezionismo agricolo, diffusione delle società operaie, perequazione fondiaria, retroterra sociale cattòlico e spesso ideo­logicamente clericale, queste le componenti precipue, eminentemente paternalistiche, dal liberalismo progressista subalpino sullo scorcio degli anni ottanta cosi come un ventennio addietro, benché con un'accentuazione liberistiea. crescente le cui matrici, vedasi la figura cosi rappresentativa del Plebano, vanno a saldarsi peraltro, in funzione polemica, con l'espansionismo africano gallofobo di Depretis-Manciiii, da un lato, con le grosse concentrazioni monopolistiche industriali, dall'altro, anziché scaturire positi­vamente da un'atmosfera ancora fortemente condizionata dal corporativismo cattolico e dal problema primario delle comunicazioni.
È solo col degenerare in forme patologiche, immobilistiche e repressive, dell'espe­rienza trasformìstica, a partire dalle elezioni del 1886, che l'opposizione subalpina trascende la fase finanziaria nnti-Maglìani in cui Giolitti l'aveva prudentemente man­tenuta e compressa, per assumere connotati distintamente politici ed ideologici col sormontare della personalità di Tancredi Galimberti, che per la prima volta riceve dall'A, una trattazione sensibile ed attenta allo mutevoli componenti d'una figura ricca fino alle soglie della contraddizione.
Perciò lo scorcio degli anni novanta e lo stesso avvento di Giolitti al potere non segnano affatto, per le Provincie che costituisco no hi piattaforma politica più autorevole de] nuovo presidente del Consiglio, una svolta concreta e compatta in Benso progres-rista, ma anzi un acuirai dei contrasti nelle file della maggioranza liberale, mentre la propaganda socialista comincio a mettere salda radici nel tessuto urbano e nelle categorie specializzate dell'Alessandrino da tempo sfuggite al paternalismo post-ratlaz-ciano e non catturate efficacemente dal radicalismo democratico lombardo, mentre il clerleomoderatismo si organizza a fondo a Cuneo attraverso l'elettorato rurale ed una