Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE BIBLIOGRAFIA; GARIBALDINI BIOGRAFIE
anno
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1971
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670
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670
Libri e periodici
delia polìtica protezionistica in Italia e, pio in generale, il problema dei rapporti fra poli tira ed economia nel periodo che va grosso modo dall'avvento della Sinistra al potere alla caduta di Crispi. Andrà tenuto presente, se non sempre per le interpretazioni e considerazioni dell'autore, talora discutibili, immancabilmente certo per la ricchezza e l'interesse del materiale da lui utilizzato e ampiamente messo a disposizione del lettore* (Va ricordata, a questo proposito, la nutrita appendice documentaria, comprendente sia una vasta scelta dall'epistolario del Rossi relativa al periodo 1877-1899, sia utili tabelle statistiche sull'attività aziendale del Lanificio Rossi).
Al centro dell'analisi di Avagliano vi è naturalmente la lunga battaglia protezionistica del Rossi* condotta attraverso una folta e articolata azione pubblicistica (personale o da lui stimolata e sovvenzionata), una solerte e abile utilizzazione della tribuna del Senato ed un ampio ricorso a battagliere associazioni di categoria. Tutti onesti vari aspetti dell'attività di Alessandro Rossi sono seguiti con dovizia di particolari dall'autore, il quale tuttavia non sempre pare trovarsi a suo agio nel valutare le premesse, o se si preferisce le razionalizzazioni teoriche, delle posizioni assunte nel campo della politica economica nazionale dal capitano d'industria vicentino. In un punto, per esempio, Avagliano afferma, riprendendo con piena adesione quanto asserito da Lucio Villa ri in un suo articolo del 1965, che il protezionismo italiano aveva trovato in Rossi il simbolo della rottura non solo col mondo agricolo, ma con la mentalità di quegli stessi industriali di origine terriera che erano incapaci di liberarsi da certe servitù psicologiche dei proprietari terrieri dell'epoca: la parsimonia degli investimenti, l'avidità e l'immediatezza del ricavo . A poche pagine di distanza, perà, egli non trova nessnna difficoltà ad affermare che < il moderatismo rossi ano possiamo definirlo col De Rosa " industriale e paternalista al tempo stesso, manifatturiero e piccolo proprietario, in ultima analisi ossequiente all'idea di uno sviluppo economico protetto e subordinato ai valori della campagna " . Ci troviamo qui di fronte ad una sostanziale contraddizione che non è solo fra due citazioni, ma ricorre un poco lungo tutto il corso dell'opera.
L'opera indefessa svolta da Alessandro Rossi a favore del protezionismo durante due decenni circa di propaganda e di lotte è débitamente inserita dall'A vagliano nel più ampio contesto dello scontro fra liberista e protezionisti dopo la caduta della Destra, nonché delle origini e vicende, tuttora lontane dall'essere pienamente chiarite in tutte le loro pieghe, forse anche a causa di certe ricorrenti semplificazioni interpretative, della svolta protezionistica del 1887. La conclusione alla quale egli perviene al termine di una analisi circostanziata condotta ovviamente dal suo particolare angolo visuale di biografo di Alessandro Rossi, tende a ridimensionare il carattere di ben preordinato programma a lunga scadenza, portato avanti con lucida consapevolezza e ferma determinazione dal blocco industri ale-agrario , che la tariffa del 1887 avrebbe avuto: e Si può dire riassumendo, scrive infatti l'Ava gliano che alcuni Interessi industriali (tessili e siderurgici in prevalenza con l'appoggio di Crispi* la cui personalità e i cui sentimenti a n ti francesi sembrano giocare mia parte di primo piano nella decisione finale) malgrado lo scarso entusiasmo degli agrari del Nord si imposero agli altri, costituiti specialmente dai meccanici e da parte dell'agricoltura meridionale. Anche per le industrie che ottennero protezione i risultati furono, come abbiamo visto* incerti fino all'ultimo. Il loro fronte non era evidentemente compatto, o comunque incontrò forti resistenze, e la luce elle la corrispondenza da noi esaminata getta sugli ultimi avvenimenti sembra piuttosto convalidare la tesi che al provvedimento di adozione delle tariffe, malgrado esso nel complesso consolidasse l'autonomia del nostro sviluppo industriale, si giunse effettivamente sotto l'incalzare della crisi* frutto di pressioni e di compromessi come nel '78 o per impulsi " esogeni ", come il carattere " forte * e l'ostilità antifrancese di Crispi e l'impostazione della nostra politica estera, piuttosto che per un equilibrato e organico disegno di politica economica, con le ben note gravi conseguenze per il Mezzogiorno e le industrie meccaniche e seriche.
Ed à, tutto sommato* una conclusione convincente.
ALBERTO AQUARONK