Rassegna storica del Risorgimento
iCORTESE NINO
anno
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1972
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A
accenni polemici contro ohi continuava a intendere quel momento della nostra storia nazionale come una successione quasi esclusiva di eventi poli-lieo-militari ... E, grandi nello sfondo quattro numi indigeti, ridotti un poco a oleografie patriottiche, u L'esule smorto tutto fronte e sguardo ", il " cavaliere dell'umanità " galoppante tra le pampas e Piana dei Greci, un ministro tutto scaltrezze machiavelliche e fregatine di mano, un re convenzionalmente costretto ad atteggiamenti da monumento e a detti memorabili . E, una volta di più, l'approvazione era stata ravvivata da tipici esempi di quell'arguzia che rendeva così vivo e così accattivante il Suo dicorso.
D'accordo, non era soltanto uno storico del Risorgimento nel senso ormai un po' vecchiotto dell'espressione. Ad ammonirei erano presenti sulla Sua scrivania nel giorno dell'ultimo addio il XVII volume della edizione einaudiana delle opere di Francesco De Sanctis, I partiti e l'educazione della nuova Italia (1970), e il rapido saggio Francesco De Sanctis e Giuseppe Mazzini. La storia del Risorgimento non si era mai dissociata in Lui dalla storia della cultura. Ed anche se i personaggi e gli eventi balzavano prevalentemente da un panorama meridionale, il mondo in cui li collocava era, in realtà, di assai più vasti confini. Croce non era passato invano. Fin dalla prefazione a Cultura e politica a Napoli dal Cinquecento al Settecento par di avvertire che il rimpianto per non aver condotto a termine una ricostruzione della storia del Mezzogiorno nel Cinque e nel Seicento ne lascia, forse, intendere altri per più ampia impresa Anche nella contemporanea raccolta (1965) di saggi antichi e recenti II Mezzogiorno e il Risorgimento italiano si nasconde, forse, la nostalgia di un sognato più grande lavoro su questo tema. E la tanto vagheggiata storia delle origini della carboneria rimaneva anch'essa un impegno e una speranza. Più di quarantanni fa aveva iniziato l'edizione completa delle opere del Suo De Sanctis; la Sua vita si chiudeva idealmente in un ripreso dialogo con quel grande maestro ideale.
Centinaia di testimoni e di attori dovevano affollarglisi davanti agli occhi sul finire della Sua giornata terrena, in un continuo succederai di scene, quei testimoni, quegli attori e quelle scene che aveva saputo risuscitare dai documenti cercati e interpretati con amorosa sapienza ai Suoi scolari di Messina, di Palermo, di Pavia, della Sua Napoli. E a ciascuno avrebbe voluto chiedere ancora il perché del suo agire e del suo soffrire: aveva lavorato sino all'ultimo in biblioteca e in archivio, doveva tornarci. Era un Maestro che conosceva il dovere della fedeltà. Anche con l'Istituto, anche con gli amici. Sempre presente alle riunioni del Consiglio di presidenza dell'Istituto si era scusato di non potere intervenire a quella del 18 dicembre dell'anno scorso, perché un po' sofferente, ma non mancò neppure quella volta alla discussione sui nostri problemi e sui nostri programmi. L'Istituto era anche una Sua creatura: lo Statuto era stato, praticamente, steso da Lui. Ma uno degli amici non può dimenticare la Tua presenza all'offerta del dono