Rassegna storica del Risorgimento
DALMAZIA STORIA SOCIALE SEC. XVIII
anno
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1972
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pagina
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8
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Angelo Tamborra
Dalmazia del sig. abate Alberto Fortis ecc. (Venezia 1776), al quale lo stesso Fortis risponde. Poiché la discendenza dalle colonie romane attribuita dal Fortis agli abitanti delle città e delle isole è indubbiamente una patente di nobiltà, egli ne discute la fondatezza o meglio l'esclusività e conclude: Ora resterebbe da sapersi se vi sien più discendenti delle Colonie Romane fra gli abitatori delle città marittime, o fra' Morlacchi. Ella sarebbe una di quelle questioni che dopo aver cicalato molto da una parte e dall'altra, si rimarrebbe in dubbio chi avesse ragion o torto, e forse forse la vincerebbero i Morlacchi (p. 73).
Grazie anche alle discussioni sollecitate dal Fortis la sua opera continua ad essere un elemento essenziale di confronti in consenso o in dissenso anche in epoca successiva. Certa indubbia propensione e simpatia per i Morlacchi espressa dall'abate Fortis non insensibile al mito settecentesco del buon selvaggio non è condivisa dallo scrittore veneziano Carlo Gozzi. Nel consegnare alle sue Memorie mutili pubblicate a Venezia nel 1798 anche i suoi tre anni di esperienza militare compiuta in Dalmazia, egli esprime il distacco altero del nobile veneziano messo improvvisamente a contatto con popolazioni primitive. E non vi è, in lui, l'impegno ottimistico e riformatore del politico o dell'economista settecentesco che guarda ai mezzi per sollevare, insieme all'agricoltura dalmata, anche le condizioni della popolazione rurale. Al contrario, oltre a fare dell'ironia su quanti si fanno attirare dalla mania delle riforme, giunge a conclusioni del tutto pessimistiche: Chiesi ragione a delle persone più colte di que' paesi della generale indolenza poltrona rurale della Dalmazia. Mi si rispose essere impossibile, senza pericolo della vita, obbligare i morlacchi a far più di quello che fanno, o a introdurre la più picoiola novità per riformare i loro campestri lavori . E quanto ai rapporti con i proprietari il Gozzi si limita a registrare, evidentemente, le consuete frasi udite dai nobili proprietari...: i padroni delle tenute e de' poderi devono contentarsi di piccolissima porzione de' prodotti anche avanzati da' furti de* villici coltivatori .
Il Gozzi tuttavia non può fare testo, presentandosi egli in Dalmazia sotto la veste del militare veneziano intelligente e gaudente, che ha in orrore quanti sono di altra origine sociale. In definitiva è sempre all'abate Fortis che si fa riferimento da quanti, disponendosi a compiere quello che appariva un viaggio avventuroso e quasi da pionieri, vi si preparano leggendo il suo scrìtto. Questo, ad esempio, trova conferma sostanziale ed esplicita tra la fine del '700 e i primi del nuovo secolo, nell'opera di Robert De Boia La vallee dal titolo Voyage pitloresque et historique de VIslrie et de
I) CARLO GOZZI, Memorie Inutili, ristampa dell'edizione del 1798, a cura di D. BULFEIIETTI, Torino, 1923, voi. I, pp. 71-72.