Rassegna storica del Risorgimento
DALMAZIA STORIA SOCIALE SEC. XVIII
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1972
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pagina
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9
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In Dalmazia alla fine del sec. XVIII 9
la DalmaUe (Parigi 1802). Essa rappresenta indubbiamente un efficace strumento di aggiornamento culturale dei Francesi verso questo settore adriatico, poco prima che esso entri organicamente, come Provincie iliMriche. quale marca di confine dell'Impero napoleonico. Così, ricordata l'opera del Fortis, ne accetta anzitutto le conclusioni affermando nel clima neoclassico dell'epoca che tout porte à creare que les véritables Dalmatcs sont une post èri té des Romains . E anch'egli constata che <c il existe entre les Dalmatieiis italiens et les Morlaques une sorte de baine, une espèce de mépris réciproque qui prouvent de la manière la plus evidente quils ne sortent d'une tige commune (p. 46) ... te Àinsi donc Italiens dans les villes et les bourgades de la cote, Morlaques dans quelques isles et dans les montagnes, haiducks dans les Montagnes et dans les déserts ... (p. 60).
Tuttavia sin qui si rimane al livello di osservazioni o meglio di constatazioni svolte ad opera di viaggiatori intelligenti e curiosi ma del tutto estranei al complesso mondo economico-sociale della Dalmazia sul finire della dominazione veneta. Ben più a fondo vanno, invece, alcuni esponenti illuminati della classe dirigente dalmata. Essi, nel collegarsi in senso europeo con quanti, in Italia e in Europa, mettono a fuoco il problema agrario oggetto di discussione fra le Accademie avvertono che i tempi stanno mutando e che qualche cosa bisogna fare per elevare la condizione dei contadini, quale premessa alla ripresa economica e civile di tutta la Dalmazia.
In prima linea troviamo fra questi, nel 1793, il conte Rados Antonio Michieli Vittori (Spalato 1752 - ivi 1820). Egli, quale ce Sopraintendente dell'Agricoltura da parte del Senato veneto per la Dalmazia , è persona qualificata e responsabile: anche se appartiene al ceto nobiliare proprietario del suolo, non esita a compiere una sorta di esame di coscienza circa i rapporti con l'elemento contadino e, dunque anche sulle relazioni fra città e campagna. Così scrivendo nel 1793 sul Nuovo Giornale d'Italia di Venezia (Venezia, Perlina, note 1793 tomo IV p. 31) Sopra i mali che apporta alla Nazione l'avvilimento in cui si tengono gli agricoltori e l'odio tra questa classe e quella dei -proprietari ') non esita a denunziare: oc Sì una radicata animosità fra le due classi dei possidenti e de' coloni forma fra noi un grande ostacolo alla Nazionale felicità e alla estensione e migliora-zione dell'agricoltura. Molti dei primi cercarono di soverchiare la parte più numerosa e miserabile, giacché la odia, e diffida della medesima, vedendo che 'li defrauda e che è negligente di coltivare le terre, e perciò cercano di vendicarsi coli'ini porle condizioni più gravose che possono .... condizioni che gli stessi proprietari riconoscono eccedenti .
*) Cfr. F LnzzATTO, Scrittori dalmati di politica agraria nel secolo XVUI, in Archivio Storico per la Dalmazia, VI, pg. 267, 274.