Rassegna storica del Risorgimento

DALMAZIA STORIA SOCIALE SEC. XVIII
anno <1972>   pagina <10>
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10 Angelo Tamborra
Come si vede siamo in presenza eli un vero e proprio esame di coscienza, tanto più significativo in quanto giunge da uno degli esponenti più quali­ficati della classe dirigente nobiliare; da un uomo che, nel clima dell'epoca dei lumi, è indotto dalle sue responsabilità di governo nel settore dell'agri­coltura a toccare con mano la realtà sociale prima che economica.
Ma si tratta sempre di una diagnosi, di una constatazione. Un passo innanzi è compiuto da un altro scrittore dalmata di economia agraria, lo spalatino Girolamo Bajamonti (Spalato 1749 - ivi 1818), sempre sul Nuovo Giornale d'Italia di Venezia là dove indica i mezzi per l'elevazione dei contadini: 1) erudire la classe dei contadini negli elementi almeno dell'arte loro ; 2) stimolarli con l'esempio e col fatto e animarli co1 premi alle fatiche loro ; 3) ce rendere più felice la loro costituzione senza però fomentare in essi l'orgoglio, e favorir la naturale ferocia ... .
In generale, tutti gli economisti dalmati da quelli citati al conte Pietro Nu trizio Grisogono di Traù al conte Leonardo Grussevich di Spa­lato ecc. invocano l'intervento dello Stato, sottolineano il danno del­l'ignoranza e la necessità dell'istruzione dell'elemento contadino r mor­ia eco : nonostante le sue condizioni di analfabetismo vedono la luce ma­nuali di tecnica agraria, come quelli del conte Parma, di Ciprianis Quarco, dell'abate Giannizzi; si esige infine che si ponga rimedio allo sminuzza­mento delle terre coltivabili, mediante opportuni accorpamenti.
Dall'esterno poi, nel momento in cui la Dalmazia entra a far parte come Provincie illiriche dell'Impero napoleonico, giungono le considera­zioni autorevoli ed efficaci di Melchiorre Gioia (Piacenza 1767 - Milano 1829). Scrittore politico, l'integrazione della Dalmazia nell'Impero napoleo­nico quale marca di frontiera del Regno d'Italia suscita le sue preoccu­pazioni. Esse sono quelle di un economista illuminato condotto dalle proprie origini giacobine e dall'impegno riformatore napoleonico ad una diagnosi approfondita delle condizioni sociali della Dalmazia: Regna la discordia fra i nobili e i plebei, tra i proprietari e i coloni, fra piccoli possidenti contadini e possidenti maggiori, fra gli abitanti dell'antico e del nuovo acquisto, tra i seguaci della religione latina e greca che però ne ha già pochi; più poveri, più ignoranti, alquanto ingentiliti nelle città marittime, rozzi nel litorale, quasi selvaggi nell'interno territorio aspirano dappertutto alla Direzione del Comando municipale, per lo più riservato a miserabili nobili, o ad esser capi del partito popolare, al che riescono le famiglie cittadine o plebee egualmente miserabili .
È il consueto quadro di contrasti sociali messo in rilievo già dal Fortis e confermato da altri. E quanto ai costumi ed alle consuetudini di vita il
i) F. LuaszATro, op. offe-, p. 276.