Rassegna storica del Risorgimento

PIACENZA STORIA 1800
anno <1972>   pagina <18>
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Emilio Nasali! Rocca
situazione e impedì più gravi disordini. Però non si potè evitare l'invasione della casa del ( cancelliere dell'Annona ritenuto responsabile della situazione*
Il moto cittadino ebbe successivamente vari episodi ') che qui rievochiamo in sintesi ma sui quali le fonti sono assai dettagliate.
Anzitutto come appare da cronache manoscritte e da documenti negli ar­chivi, ricorderemo che la situazione di disagio si estese anche nelle campagne.
Cosi a Ponte dell'Olio, a Caorso e a Carpando, con punte però di minore gravità di quelle cittadine.
I provvedimenti di repressione furono severi donne incarcerate, cannoni caricati nella piazza e presso la Cittadella, cattura di varie persone compromes­se della città e delle campagne e movimenti di truppe. Per contrasto circolazioni di carte sediziose con chiari sfondi di natura politica poiché si invitava il popolo a saccheggiare le case dei ricchi i quali oltre a non dare lavoro ai poveri , smaltivano i grani al di fuori dello Stato.
Lo stato del disordine continuò fin verso l'agosto. Solo il 30 dicembre ven­nero rimessi in libertà il dentista Sbalbi e altri arrestati perché fautori della sommossa. Parecchi di costoro furono poi espulsi dal Ducato ma trovarono cer­tamente accoglienza nella vicina Repubblica Cisalpina che era sempre il faro verso il quale guardavano gli aspiranti ad un ordine nuovo.
Ma la situazione politica di una Francia che si era allora legata alla Spagna non consentiva, per il momento, di rovesciare la situazione parmense. Ancora per due anni il duca Ferdinando, discendente dai Borboni spagnoli , sarebbe rimasto sul trono; una amara esperienza che si sarebbe conclusa in una rapida scomparsa quando nel 1802, la morte lo rapì in pochi giorni e non senza so­spetti di avvelenamento.
* * *
Queste sono le grandi linee di un movimento che si esaurisce in poche set­timane. Ma per rendersi meglio conto della situazione è necessario fornire qnal-
*) È noto che, nel 1796, nei difficili frangenti della occupazione, fu governatore di Piacenza un distinto magistrato nato nella nostra città da famiglia pontremolese, Dionigi Crescini.
Egli fiancheggiò efficacemente il governo ducale retto allora dal conte Cesare Ventura e fronteggiò difficili situazioni, dovute all'invasione e ai fremiti dei patrioti giacobini che inneggiavano alla rivoluzione tanto più con l'appoggio della vicina Re­pubblica Cisalpina. Tra non molti altri vi erano Giuseppe Poggi e Melchiorre Gioia allora pubblicisti che poi, esuli, avrebbero percorso un laminoso cammino.
Ma all'epoca dei moti del 1800 il Crescini era ammalato. Al suo posto era entrato in funzione come pro-governatore, un qualificato funzionario e magistrato l'avvocato Luigi Donnino Bettolini che era stato maestro di diritto del Romagnosi e del Gior­dani. Vedi su di lui: U Piacentino Istruito del 1888 e EMILIO NASM.I.I ROCCA, Saggi romagnosiani, in. Stadi Parmensi, 1963, pp. 483 sgg.
La sua opera per normalizzare la situazione fu assai opportuna. È interessante un proclama da Ini firmato (Archivio Storico Comunale di Piacenza, Categoria Ansia' nato 16 luglio 1800), nel quale ai richiama l'attenzione sopra i terribili popolari successi, si ringrazia il generale francese per l'impegno col quale si è distinto e lo si invita a continuare, e poiché il tumulto non è sedato.
Questi manifesti di varia provenienza sono interessanti anche come indice di una psicologia turbata da avvenimenti inconsueti in una tranquilla città di eprovincia.