Rassegna storica del Risorgimento

PIACENZA STORIA 1800
anno <1972>   pagina <19>
immagine non disponibile

Moto a Piacenza nel 1800
19
éhe particolare che colorisce sempre una situazione tesa e difficile, gravida di risvolli ideologie! e politici.
Il movimento del 12 luglio e la pronta reazione delle truppe ducali e di quelle francesi, soprattutto temute perché più organizzate e, straniere, cioè più libere nei loro atteggiamenti, non si calmò tanto presto.
Il molo infatti non era sedato. Continuò e si estese e anzi il giorno se­guente con la imposizione di ribassi su altri generi alimentari. Ma una ancor più ferma risoluzione dell'autorità impedì l'estendersi della sedizione, che ebbe qualche strascico il giorno 17 in città e come dicemmo in qualche località del Ducato.
Effettivamente la pronta repressione del movimento si dovette ad un ban­do del generale francese pubblicato immediatamente; lo stesso giorno 12. Si voleva ristabilire l'ordine pubblico, si emanavano severi provvedimenti contro la detenzione di armi, i discorsi sediziosi e, quello che è più importante, si vie* lavano le esibizioni di coccarde nere o tricolori.
Il tono stesso del proclama del generale, datato * 24 messidoro dell'anno Vili , pubblicato nelle due lingue francese e italiana, dimostra nel suo stile inconsueto alla tradizione italiana, enfatico e minaccioso, lo spirito della repres­sione degli attentati rivoluzionari:
Popolo di Piacenza, Voi lo sapete, ieri movimenti tumultuari si sono ma­nifestati ... Il prezzo del grano era il pretesto, lo scopo era rovesciare il governo, che è protetto efficacemente dal primo Console Bonaparte e dal generale del­l'Armata d'Italia .
L'avviso della protezione è duplice, è rivolto alla plebaglia tumultuosa, ma anche al remissivo Governo. ÀI popolo però era data assicurazione per i suoi bisogni, e non mancava un pizzico di affermazione democratica o demagogica: H povero potrà dire: con le mie braccia posso ormai alimentare la mia famiglia .
Ma per i sediziosi nessuna pietà: fucilazioni per chi era arrestato con le armi alla mano, commissioni militari, arresti e condanne ai sobillatori come capopartito: Guai a colui che fosse insensato.
Anche la Giunta di annona il 17 luglio emanò un suo proclama, ma il prò* lisso tono di deplorazione per i fatti che avevano violato le leggi divine ed umane > è ben più remissivo del primo. D'altra parte con la fissazione dei prezzi del frumento e della melica, con l'obbligo della notificazione delle giacenze, si scende al concreto per tentare una via di uscita alla crisi economica e per dare soddisfazione alle richieste popolari.
Tatto ciò, comunque mostra, ed è quello che a noi più interessa, il substrato anche politico e sociale oltre che economico della situazione, la tendenza anti­ducale e repubblicana, in ritardo, peraltro, nei riguardi del regime che vigeva nelle terre vicine e soprattutto nella Lombardia. Il Governo militare napoleo­nico mirava ad altri scopi, non certamente nell'interesse dell'antico regime, quello del duca Ferdinando di Borbone, al quale si dovevano alcuni riguardi a causa della Spagna e che avrebbe regnato come dicemmo ancora per poco, quanto delle nuove tendenze assolutistiche e degli interessi delle classi dominanti fran­cesi del momento.
Si era gridato in piazza: Viva la Repubblica. E il generale francese aveva ribattuto: Viva il vostro Duca. Era dunque fallito l'appoggio delle truppe di occupazione nelle quali i promotori vicini e lontani della sedizione piacentina