Rassegna storica del Risorgimento

PIACENZA STORIA 1800
anno <1972>   pagina <22>
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Emilio Nomili Rocca
più recentemente nel libro di Leuy Montagna, in articoli e libri del Ginetti, del-rOttolen phi, del Pai trini eri e in una tesi di laurea del iloti. Scagnami gì io. '>
Non indugeremo quindi nel ripetere i dettagli degli episodi: la solleva' zione di vari paesi della montagna, le occupazioni di Bobbio, - con bandiera spagnola alla testa , quelle di Salsomaggiore, Pellegrino e Lugagnano, un paese particolarmente importante perché i ribelli della Val Tolla o Val d'Arila, i briganti come li chiamava la pubblicistica francese, erano in prima linea in questo movimento. Né parleremo delle gravissime repressioni.
Non mancarono alcuni scontri con truppe francesi, per es. a Bardi e a Borgotaro e vèrso Tarsogno dove si ora infiltrata la ribellione. E non manca­rono esempi di severità e rappresaglie, fucilazioni di capi e l'incendio di Mez­zano Scotti e varie condanne.
Come è noto, i moventi furono diversi. È certamente probàbile che vi fos­sero sobillazioni da parte dei governi nemici della Francia. Ma esse non ebbero che scarso rilievo.
Comunque trovarono il terreno ben preparato dalle condizioni di difficoltà economiche, dall'aumento delle tasse, dal prezzo del sale, dalle requisizioni e ne fa fede un bel documento datato da Pianello il 9 gennaio 1806 con il quale gli abitanti dell'alta Val Tidone chiedono non pochi alleggerimenti di carattere soprattutto fiscale.
Ma un altro e forse il principale movente di notevole rilievo psicologico, era quello della resistenza alla coscrizione obbligatoria. Un fatto del tutto inconsueto per le nostre popolazioni. Tanto più che venivano strappati alle famiglie e al loro lavoro giovani destinati a combattere e a morire per le guerre imperialistiche della Francia, sia pure ammantate di un sentimento europeo e di rinnovazioni politiche che erano poco sentite dalle popolazioni.
Questi sentimenti, le avversioni politiche, le nostalgie dovute a cambiamenti radicali, erano tanto più vive nelle popolazioni campagnole e soprattutto mon­tanare remote dalla circolazione delle idee. Mentre le popolazioni cittadine, an­che perché erano più controllate dalle autorità francesi più facilmente si adat­tavano a queste novità.
Del resto la renitenza alla leva, la contrarietà alle guerre, anche se non sfociarono in atti di particolare violenza e in manifestazioni clamorose pubbli­che e organizzate dovevano essere assai estese e furono preoccupanti per le auto­rità fino al 1814.
Abbiamo infatti notizia di numerose Gride e di lettere rivolte dai dirigenti del Dipartimento del Taro ai sindaci dei vari Comuni per ovviare a queste sorde ostilità e alle diserzioni fino al 1813. Nel 1811 sono presi severi provvedimenti
*) Per i moti piacentini del 180.1-6 ricorderemo: E. OTTOLENCHI, Napoleone I e e i ribelli detta Valdarda, in Memorie storiche piacentine, 1902; L. Gì NETTI, Sull'in­terruzione dell'Alto Piacentino nel 1805-1806, in Aurea Parma* eetL-dic, 1913; V. PAI.THINIKHI, 2 moti contro Napoleone negli Stati di Parma e Piacenza, Bologna, 1927; V. PANCOTTI, Un episodio della rivolta piacentina contro il governo francese, in Ars Nova, 1924. Della tesi di laurea del dott. Gianfranco Scognamiglio, discussa alla Università di Genova, è stata data notizia in un Convegno di studi storici napoleonici tenuto in Piacenza, in occasione della commemorazione del secondo centenario della nascita dell'Imperatore, a cura della Sezione di Piacenza della Deputazione di storia patria e della Sezione di Piacenza dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, l'8 febbraio 1970. È da augurare la pubblicazione degli atti del Convegno.