Rassegna storica del Risorgimento

PIACENZA STORIA 1800
anno <1972>   pagina <32>
immagine non disponibile

32
Emilio Nasalll Rocca
diretto alla Municipalità di Milano e tendente a ottenere l'assistenza di questa per sottrarsi dalla sovranità del Duca e piantare in Piacenza, dichiarata repub­blica, l'albero della libertà* Il governo ducale perdette la pazienza; verso la fine di ottobre ordinò l'arresto improvviso del Belcini, a coi venne anche seque­strata qualche carta sediziosa. Ma quando dovette pentirsi, e subito, di quell'atto di energia! Diversi contadini furon pronti a deporre di essere stati da Ini ecci­tati alla rivolta: ma gli amici del Belcini e gli altri patriotti della città, nella mattina stessa dell'arresto, si raccolsero in casa dell'avvocato Poggi per procu­rarne la liberazione. Si concertò di trovar la maniera di far uscire il Belcini, protestandosi, specialmente dal Poggi e dal capitano Boccia, non doversi tolle­rare che fosse molestato un patriotto per morivo di opinioni. Cosi si recarono tutti, prima del comandante francese Beranger e poi dal commissario di guerra francese che furon sollecitati da quei capi come pratici della loro lingua, a pren­der impegno per la liberazione. Il Beranger, a quanto pare, si lasciò trascinare dalla presenza e dai discorsi di quegli entusiasti a dichiarazioni troppo violente certo è che corse subito dal governatore chiedendo il rilascio del reo, e nono­stante le energiche proteste del Crescini, potè la sera presentarlo trionfalmente libero e sciolto a una trentina di patriotti, radunati nella stessa sua camera fra l'entusiasmo repubblicano che si può immaginare. Voleva farlo partir la mattina seguente per Milano, con una raccomandazione per un impiego; ma avendo sentito dal Belcini medesimo che il Governo nel liberarlo gli aveva inti­mato il bando, protestò che così non era stata l'intelligenza avuta col Governa­tore, e gli ordinò di restare, mentre assicurava i giacobini presenti che d'ora in avanti nessuno sarebbe più stato arrestato dal Governo senza sua scienza. Ed infatti il Duca fu costretto a revocare < per molti prudenti riflessi il bando, contentandosi delle promesse e assicurazioni del Beranger, e fll Belcini potè passeggiare per Piacenza diversi giorni prima di andarsene a Milano ove ottenne subito un impiego. E prima che egli partisse, i suoi amici gli prepararono una Rappresentanza per la Municipalità di Milano, in cui si dimostrava un'op­pressione il suo arresto e lo si raccomandava a quell'amministrazione, della quale invocavasi l'amicizia e la protezione contro altre evetuali persecuzioni per eguali motivi: la stese e firmò per primo il Poggi; fa portata in giro per la città e la sottoscrissero tutti i patriotti e anche alcuni solamente geniali .