Rassegna storica del Risorgimento

TRIBUNALE DELLA MONARCHIA DI SICILIA
anno <1972>   pagina <35>
immagine non disponibile

Sul tribunale della monarchia sicula
35
tener conto degli archivi di altre curie vescovili; gli si diceva inoltre che avrebbe dovuto rivolgersi ai suoi colleghi vescovi.
Essendo un fatto costante l'esercizio di tal facoltà nei gradi misti anzidetti, a cominciare dallo stesso anno 1729 in cui fa promulgata in Regno la Bolla Benedettina e poi sempre in appresso sino all'epoca attuale, senza che né alcuno dei tanti rispettabili giudici della Monarchia né dei tanti pii e dotti Vescovi di Sicilia abbia mai incontralo su di ciò vernn dubbio.1)
La prescrizione dello stesso articolo di dare dispense matrimoniali a persone veramente bisognose fu riconosciuta giusta dal ministro in nome del re, ma nelle mani del giudice della Monarchia probabilmente ebbe significato diverso. Secondo una descrizione degli abusi del Tribunale, contenuta nella Posizione stampata soprannominata,2) il giudice contava tra le persone vere pauperes quelle con un'entrata di 72 ducati l'anno. Persone con un'entrata minore non vengono neppure nominate. Secondo l'opinione dell'autore anonimo esse erano le uniche su cui il vescovo poteva esercitare il suo potere, perciò necessitate a sottomettersi ; la protezione si poteva comprare e quindi non esisteva una con­dizione di diritto. II passo della Bolla Labore manuum suarum vivunt non si prendeva sul serio. Teoricamente tutte le dispense date a persone d'una rendita più alta, erano illecite.3)
Per quanto sia evidente lo scopo per cui fu stesa tale descrizione, questa testimonianza appare tuttavia credibile: in Sicilia denaro e potere condizio­navano l'amministrazione della giustizia anche in ambienti profani. *) H Tribu­nale non era una istituzione che portava in se germi di una rivoluzione sociale; esso rappresentava il controllo statale sul campo ecclesiastico, controllo che si estendeva sino all'autorità papale ed episcopale.
Nonostante le lamentele sugli abusi del tribunale,5) l'episcopato siciliano non ha mai chiesto la sua abolizione.6) Questo fattore è assai significativo e dovette influenzare l'atteggiamento della Curia. Quando per motivi politici i Borboni assegnarono in misura maggiore le sedi episcopali siciliane a persone
1) Ibidem.
2) Abusi del Tribunale di Monarchia. Posizione 1863, LetL H. 120.
3) Lo BUE, p. 141, Dalle riportate lettere si raccoglie che la povertà di coi si tratta, deve conoscersi unendo i beni -di tutti e due gli oratori, di modo che, de­tratti i pesi e senza computare la casa di abitazione ed i mobili di uso, risulta che il valore dei suddetti beni non superi la somma, di once quattrocento ottanta, o la rendita di once ventiquattro >. Un'oncia d'oro di Sicilia valeva 3 Ducati.
4) e Application on the law therefore depended on money and power. DENIS MACK. SMITH, Modem Sìcity after 1713, London, 1968.
5) CATALANO, p. 115. La conferenza dei Vescovi siciliani del 1850 poneva alcune domande al re, fra le quali, che il Tribunale cai contenesse entro i limiti ad esso segnati da Benedetto XM e che fossero tolti tutta gli abusi, specialmente quelli ri­guardanti gli appelli in detta bolla non espressi, e le dispense matrimoniali per i gradi non contemplati , CATALANO, p. 116.
6) Voto mona. Franchi! Sopprimendo il Tribunale, sarebbe da prendere in consi­derazione : II fatto costante di non aver mai alcun Vescovo in Sicilia domandato, o insinuato alla S. Sedo hi revoca dei privilegi legittimi del così detto Tribunale della Monarchia, ma solo di aver protestato contro gli abusi, e domandato che quel Tri­bunale fosse richiamato ai limiti delle Pontificie concessioni, Ponenza, 1863, 136.