Rassegna storica del Risorgimento

TRIBUNALE DELLA MONARCHIA DI SICILIA
anno <1972>   pagina <36>
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Edith Saurer
di orìgine napoletana, questo nel campo della loro politica ecclesiastica produsse effetti assai spiacevoli. Essi non vollero andare contro il Tribunale, perché non potevano. Uno spirito di tolleranza rispetto alla non osservanza delle prescrizioni papali si poteva attendere più da Siciliani, così orgogliosi dei privilegi della loro corona, che non da Napoletani, che per di più in Sicilia erano molto malvisti.
La condotta dell'arcivescovo di Siracusa ebbe rapide conseguenze. De Luca fu mandato a Roma per ottenere un ampliamento dei poteri del giudice nel campo di dispense matrimoniali
Il 19 gennaio 1846 re Ferdinando II inviò al papa Gregorio XVI e al car­dinale Acton lettere in cui annunciava l'arrivo di De Luca per una questione importante. ') H vescovo di A versa ere ben noto al papa; egli non solo aveva curato per anni l'edizione della bea nota rivista Annali delle scienze religiose, pubblicata a Roma, ma era anche consultore della congregazione Propaganda Fide e dell'indice. Essendo egli siciliano di nascita, il governo napoletano cre­dette di poter attendere da lui che si impegnasse volentieri per ottenere quanto gli stava a cuore. Il fine della missione non fu accennato nelle due lettere del re; neppure si trovano istruzioni date a De Luca ed egli non mandò a Napoli relazioni dettagliate. Insomma questa debolezza del governo napoletano doveva rimaner celata ai posteri*
Il papa era già informato, quando De Luca arrivò a Roma alla fine di gen­naio. Il primo febbraio questi poteva riferire sul buon esito della sua missione, 2j ossia che il papa avrebbe provveduto affinché il problema in questione non sorgesse più. La stessa notizia il re ricevette da Acton, il quale aggiunse che al vescovo di Siracusa era stato dato l'ordine di riconoscere la dispensa matri­moniale messa in questione.3)
H 3 marzo 1846 Gregorio XVI emanò il Breve Jamdiu, con cui il giudice della Monarchia otteneva le facoltà desiderate.4' H 14 dello stesso mese il papa mandò il Breve al re; nella lettera d'accompagnamento egli lo assicurava di aver risolto la difficile e delicata questione nel miglior modo che per Noi si poteva .5) H successo di De Luca, apparentemente così rapido, e l'arrende­volezza della Curia dovevano rivelarsi illusori. Il Breve Jamdiu per desiderio del re Ferdinando non fu pubblicato e anche Roma lo passò sotto silenzio.6' Nel breve papale venivano concessi i poteri relativi alle dispense matrimoniali, però, a differenza della Bolla Fideli, non si accennava ai privilegi del re sici­liano, per cui al re fu più tolto che dato. Piccole concessioni furono ottenute dal governo napoletano a costo di gravi perdite.
H Breve Pecidiaribus di Pio IX continuò la via aperta dal Breve Jamdiu. Nel lavoro di Catalano sulla Monarchia Sicilia sono dichiarati pressoccné inesistenti gli incidenti che portarono all'emanazione del Breve Peculiarihus. Egli tenta di spiegare l'origine del Breve in base al materiale dell'Archivio di Stato di Palermo.
Catalano ricorda una lettera del cardinale segretario di Stato Antonella
1) Arai. Borb., 805, 411, 416.
2) De Luca a Ferdinando II, 1 febbraio 1846, idem, 439.
3) Cardinale Acton a Ferdinando II, 1 febbraio 1846, idem. *) SENTIS, p. 278.
*> Gregorio XvT a Ferdinando II, 14 marzo 1846, Arch. Bori., 805, 419.
*) De Luca a Cassisi, 23 ottobre 1852, Spogli De Luca III e CATALANO, p. 114.