Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA DI MENTANA 1867; MARRELLI PIETRO
anno <1972>   pagina <46>
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46 SesliUo Antonio Falasco
quelli che ai vedevano in contatto con l'attendibile ed inemendabile D. Pietro MAmelio (sic) di Aquila prima che questi tornasse in quella città >. ')
La partenza del Nostro aveva lasciato, infatti, un notevole disorientamento nella gioventù teramana, ma anche un largo strascico di simpatie. L'Intendente si diceva lieto del suo allontanamento, perché i giovinastri si vedevano più sparpagliati e molti paesi non erano stati ancora contaminati dalla vertigine politica del Marrelli.
In Àquila i molti conciliaboli alla vigilia del '48 facevano presagire alla polizia qualcosa che si macchinava nell'ombra. Il contagio universale della rivoluzione era penetrato, anche in queste circostanze, dietro la chiostra dei monti aquilani. Tra i più attivi cospiratori ritroviamo ancora una volta l'indo* mito Pietro Marrelli.
È ancora rimarcabile che il pericoloso O. Pietro Marriello scriveva nel rapporto l'Intendente di Aquila tornato da poco per grazia sovrana da Te­ramo, si mostra unito con l'Orazi e col Ci fan i a casa dei medesimi e per vie recondite.2 E, in previsione d'una nuova agitazione, chiedeva al Ministro di Polizia un aumento di gendarmeria per meglio esercitare la vigilanza . Nello stesso rapporto si preoccupava perché con troppa ansietà si leggevano i pubblici fogli e troppo si confabulava . Su di un giornale fu trovata scritta la parola proficiscere e l'Intendente si doleva di non essere riuscito a rintracciarne l'autore. Questo era l'ambiente dei riscaldati alla vigilia dell'eroico '48.
* * *
La notizia della costituzione concessa da Ferdinando II aveva diffuso nella città abruzzese un'atmosfera di esaltazione e di entusiasmo popolare. Fu salu­tata dal generale ottimismo come l'alba di un radicale rinnovamento. Il 22 febbraio, infatti, una deputazione della città rendeva omaggio al Sovrano per la concessione della costituzione e nei giorni 27 e 28 dello stesso mese il popolo tributava calorose accoglienze alla guarnigione borbonica acquartierata in Aquila, mentre nella cattedrale si celebrava un solenne pontificale, aperto dal canto del Te Deum .3)
Le oscillazioni e la condotta equivoca del governo napoletano, intanto, get­tavano il paese nell'anarchia. L'Aquila viveva sotto l'incubo di odi personali e di endemici rancori, che in quel periodo trovavano ricco alimento nel disordine cittadino. Per frenare i soprusi e i molti danni che ne derivavano, per iniziativa dell'intendente liberale Mariano D'Ayala, fu istituita la Guardia Nazionale. E, per cooperare al mantenimento dell'ordine pubblico, turbato soprattutto dal rientro in città dei condannati politici amnistiati, si costituì un Comitato, di cui facevano parte Giuseppe Cappa, Fabio Cannella, Raffaele Ludovici, Antonio Centi, Fiore Parisse, Giambattista Muzi e Pietro Marrelli, noti tutti per la loro salda fede liberale.
Essi, come prima manifestazione della loro volontà politica, ottennero il disarmo della gendarmeria a vantaggio della Guardia Nazionale. Se si pensa che il 30 aprile la guarnigione del 7 di linea, normalmente di stanza in Aquila,
fy NICOLA VLADIMIRO TESTA, Uomini, umori e fatti di tetra d'Abruzzo atta vigilia del '48, Casalbordìno, N. De Arrangoliti editore, 1935, p. 9.
2) TESTA, op. di., p. IL
3) UGO SPERANZA, Il 1843 in Abruzzo, Milano, Tip. A. Conlani, 1948, p. 4.